PIERO PASINI. A quarant’anni dalla sua scomparsa ricordi inediti dello storico giornalista emiliano

“Non possiamo collegarci con Piero Pasini per via di un’indisposizione”. Così Mario Giobbe in Domenica sport del 13 dicembre 1981 (Bologna-Fiorentina). La notizia lascia preoccupati quanti lo avevano visto in Tv, in giacca, senza cappotto, in una giornata freddissima, intervistare Azeglio Vicini nel prepartita, e poi sentito, allorquando la Fiorentina era passata in vantaggio al 1’ ed in un successivo flash. In serata nelle trasmissioni Tv e nelle rubriche radiofoniche la triste notizie: Piero Pasini ci ha lasciato.

A quarant’anni dal luttuoso evento, crediamo sia doveroso ricordarlo attraverso alcuni punti della sua carriera, alcuni dei quali, secondo noi, contribuiscono ad arricchirne il suo ricordo, che inevitabilmente parte dall’impegno più frequente, quello del campionato di calcio.

A Bologna la redazione sportiva non era particolarmente ampia, capitava che il giornalista emiliano, dovesse far tutto in una stessa giornata, soprattutto quando la riforma Rai aveva sdoppiato le testate. Per la radio Tutto il calcio minuto per minuto e Domenica Sport, per la Tv Novantesimo Minuto, Domenica sprint, Domenica Sportiva, Sportsera per le partite di B e per gli altri eventi emiliano romagnoli. Egli seguiva con trasporto le formazioni emiliane e romagnole, senza per questo scadere nel tifo o nella partigianeria. Aveva nell’obiettività una sua prerogativa. In grado di far vivere le emozioni che sentiva, rimanendo sempre imperturbabile, nelle coppe, come in quella sfortunata eliminazione del Bologna dalla Coppa Uefa contro lo Zeljeznicar nel 1971. Un pò di fatica in più in un collegamento nel giugno 1971, per via un’abbassamento di voce dovuto ad un forte raffreddore.

Certamente quel pirotecnico Bologna-Cesena 5-3 del marzo 1976 faceva parte dei ricordi più cari, al punto da esprimersi con una citazione manzoniana “Quel giorno c’ero anch’io”.

Le Olimpiadi 1972 sono state per lui un apogeo di emozioni. In una trasmissione preolimpica radiofonica, affermò “State attenti a Ranzi e Bognanni, sono due miei amici!!”. Ed il cammino dei due lottatori fu descritto, gara dopo gara, al microfono, con passione ed trepidazione, successi a ripetizione di ambedue, fino ai combattimenti decisivi che consacrarono i due, quasi contemporaneamente sul podio con doppio bronzo.

Analogamente, la settimana prima, Piero Pasini era stato (come da definizione di Guglielmo Moretti) il depositario della prima medaglia d’oro per gli azzurri, seguendo, con collegamenti continui quel “triello” che si era delineato nel tiro a volo specialità fossa olimpica, gli azzurri Scalzone e Basagni ed il francese Carrega. Allora si gareggiava in tre giorni, 75 piattelli il primo, 75 piattelli il secondo e 50 nella terza e decisiva sessione. Impensabile allora la diretta Tv, essa non era nemmeno stata concepita dalla produzione olimpica che si limitava al riassunto filmato, fu proprio Pasini a portare nelle case degli italiani, l’urlo della vittoria azzurra ed a tradurre con emozione radiofonica l’entusiasmo tutto campano di Angelo Scalzone da Castelvolturno.

Sempre nella prima settimana, il commento del sollevamento pesi. Tra i tanti azzurri in gara, si arriva alla sera di Anselmo Silvino. “Accarezza il bilanciere…” con un filo di voce per rispettare il silenzio assoluto dell’arena, e poi un improvviso cambio di tono per inneggiare al tentativo riuscito. Arriverà per il sollevatore abruzzese il bronzo, medaglia di una disciplina che dovrà attendere 12 anni per rivedere un azzurro su un gradino del podio.

Abbiamo rallentato la nostra descrizione di Monaco 1972, per parlare di quanto avvenne dopo le medaglie di Scalzone, Basagni e Silvino ed un paio di giorni prima dei podi bronzei di Ranzi e Bognanni; si deve però, fatalmente, trattare l’argomento terrorismo alle Olimpiadi tedesche. Stavolta lo facciamo quasi indirettamente per dover ricordare lo scoop giornalistico di Piero Pasini, ben noto a tutti: introdursi nel villaggio olimpico e descrivere quella giornata dei Giochi così sconcertante dal di dentro. Riuscirvi per lui, fu quasi irrisorio a dispetto di controlli forse non adeguati; viste le sue amicizie con i membri della nazionale di lotta, si fece prestare una tuta ed un paio di scarpe ginniche e si accodò alla formazione azzurra che stava ritornando nel villaggio. Da lì vari collegamenti per Radio Olimpia e per i giornali radio tv, talvolta scambiandosi la linea con Claudio Ferretti, altro radiogiornalista che era riuscito ad eludere i controlli ed entrare nel villaggio.

E sempre restando nel campo della lotta, il suo nome è stato omaggiato in un memorial annuale dedicato a lui e non solo, il “Trofeo Milone Pasini”.

Innumerevoli ed infiniti servizi per la Tv, fra tutti ne citiamo uno: un’intervista all’ex calciatore Biavati, con tanto di pallone per far concludere l’intervista mostrando ancora un doppio passo della vecchia gloria felsinea.

Prima di consegnare il suo ricordo a chi vorrà leggerlo, ricordando i suoi inizi al giornale “Progresso d’Italia” a fine anni Quaranta, il Premio Italia vinto nel 1957 per aver affiancato Sergio Zavoli nella realizzazione del documentario radiofonico “Clausura” , precisando ancora che il suo cognome è stato tenuto alto dal figlio Gabriele che ha seguito lo stesso mestiere del padre, ancora un ricordo da Reykyavik. Ma cosa ci fa il nostro Piero nella capitale islandese? Semplicemente per commentare per la radio il campionato mondiale di scacchi, quello più famoso, quello maggiormente rimasto alla storia, quello del 1972 contrassegnato dalla storica sfida Spassky-Fischer.

Lucio Celletti (telesciando@gmail.com)

collaborazione grafica di Monica Celletti

Condividi