Slalom fra le memorie dello sci in tv – 1956-2001

Carlo Gobbo, cuore alpino

Un saluto cordiale a Voi Tutti, gentili…lettori. Stiamo quasi utilizzando le parole di apertura di Carlo Gobbo, (classe 1944, valdostano, alpino) in Rai dal 1988, dopo un’iniziale, apprezzata carriera presso le tv private e la carta stampata. Un telecronista che ha caratterizzato la sua carriera, dando risalto alla persona prima ancora che allo sportivo; piace anche a noi inquadrare il nostro personaggio nella vita vissuta prima ancora che negli spazi sportivi nazionali che si è ritagliato con ampio merito, commentando lo sport fino al 2008 in Rai, rientrando poi ad Eurosport dall’autunno 2009, per quattro stagioni. Lo facciamo non prima di aver ringraziato Carlo Gobbo, per averci confidato alcuni molteplici aspetti della sua vita, anche molto personali, raccontando  la sua vita e la sua carriera professionale per “Telesciando”.Lo abbiamo ascoltato, qui dal Centro Italia, per la prima volta alle Olimpiadi di Albertville 1992. Riguardo ai telecronisti nuovi, si ingenera, negli appassionati una curiosità, il poter vedere… quale volto possa avere. Quando ciò avviene, inquadrato nel parterre di Sestriere 1992 e poi ai mondiali di sci nordico a Falun 1993, dove cura le interviste in zona traguardo, ci stupisce oltremodo il fatto di averlo….già visto come …..cerimoniere di un incontro di pugilato a Saint Vincent, il 27 ottobre 1989 (Rosi/Waters), leggendo il verdetto favorevole al pugile italiano.

I suoi dati essenziali: Sono nato a Pre’ Saint Didier  il 27 maggio 1944, nel casello ferroviario che si trova ad un centinaio di metri dalla stazione. Mio padre era ferroviere.  C’era la guerra ed in casa mancava tutto, solo il freddo era abbondante! Mi ammalai di polmonite e mi salvò un medico tedesco che diede una pastiglia a mia madre: con questa o si salva o muore! Per fortuna andò bene ma da allora i miei polmoni restarono deboli ed oggi soffro di asma, con un grave danno ostruttivo, irreversibile”

Come noteremo più avanti, parlando di Nagano 1998, a quei Giochi nipponici ebbe dei seri problemi; troppo facile per noi ricordare che Ivana Vaccari lo sostituì nel commento del superg e che con grande professionalità Gobbo continuò a commentare le altre prove dagli studi del Centro olimpico. Sicuramente Carlo visse un vero dramma, lontano dall’Italia e noi lo ringraziamo per averci confidato questo aspetto. “Ai Giochi di Nagano nel 1998 fui colpito dal Virus e mi ricoverarono in Ospedale con saturazione bassissima!”

Così come non finiremo mai di ringraziarlo per averci dato alcune notizie riguardanti la sua carriera sportiva giovanile e la sua famiglia. Da giovane, verso i sedici anni, mi sono avvicinato all’atletica leggera e ho iniziato a gareggiare con i Campionati studenteschi nelle scuole superiori. Nel corso degli anni di scuola  partecipai e vinsi le prove ad ostacoli, lancio del disco e getto del peso. Mi iscrissero alla Cogne Aosta, società per la quale sono tesserato ancora oggi come Master. Ho avuto una discreta attività agonistica come decathleta ottenendo, agli inizi degli anni sessanta,  seimila punti. Le mie discipline preferite erano il lancio del disco, con più di 45 metri, il getto del peso con 14 metri, il salto in alto con 1.80.  Mi sono sposato nel 1969 con Elena Livia che mi ha regalato Michele, 51 anni e Loredana, 49 anni. Oggi abbiamo 5 nipoti: Samuel 17 anni, Michelle ed Elizabeth 15, Claire e Mathieu 11 anni. Sono un supernonno felice.”

Ed ora passiamo ai primi passi della sua carriera: Ho fatto la gavetta giornalistica nella Redazione del settimanale sportivo Sports Valdotains, grazie al quale sono diventato pubblicista ed ho iniziato a parlare ad un microfono commentando una gara di fondo a Rhemes Notre Dame nel 1971.  Nel 1978 è nata ad Aosta la televisione privata R.T.A. che copriva con il proprio segnale sino in Liguria. Dal 1978 al 1980 sono stato responsabile dello sport ed ho avuto il mio battesimo televisivo quale conduttore.”

Lo sfortunato Leo David

Con l’animo intenerito dal ricordo di un grande e sfortunato campione della Valle d’Aosta, Carlo ci ricorda alcuni drammatici momenti del marzo 1979: “Quando ero ad RTA, nella TV privata, seguii le prove delle preolimpiche di Lake Placid. Quel giorno maledetto volevo sapere il risultato in discesa di Leonardo David  e telefonai all’Ansa di Roma. Il collega mi disse cosa fosse successo e posato il telefono chiamai a Gressoney La Trinitè, Davide David. Volevo sapere se avessero notizie sull’incidente …”Ciao Davide, sono Carlo. Scusami , sai dirmi come stia Leonardo, …hai notizie …, mi hanno detto che lo hanno portato in ospedale ….” Un silenzio assordante ……Davide non sapeva nulla ….nessuno aveva informato la famiglia….Quando Davide mi disse ” …no , non sappiamo nulla”. ” …mamma Mariuccia urlò…..Leo è morto….Leo è morto “……..Risento quella voce….Purtroppo sono stato io ad avvisare la famiglia della caduta di Leo. Da allora è nato un rapporto di grande affetto…siamo stati sempre molto vicini ed uniti.”

Sappiamo come tutti come andò. Leo David ci lascerà dopo sei anni di sofferenze. Non prima di  aver rivolto un nuovo pensiero alla famiglia David, vediamo come sono stati gli anni Ottanta di Carlo. “Il primo maggio del 1980 la TV chiuse e contemporaneamente nasceva ad Aosta la redazione regionale del quotidiano La Stampa. Il Capo Redattore Piero Cerati mi scelse per gestire la pagina sportiva, un’esperienza fantastica e preziosa perchè mi insegnò a scrivere!! Ricordo che i primi mesi furono terribili, ogni articolo era pieno di righe rosse perchè Cerati mi correggeva come fosse sempre un compito in classe. Mi accorsi del valore di quel periodo quando nel 1988 entrai in Rai, nella Sede Regionale di Aosta. Scrivere un pezzo televisivo di un minuto e dieci secondi, raccontando tutto !! Se non avessi avuto la scuola della redazione di un quotidiano avrei avuto un sacco di problemi!! ”

C’erano stati dei trascorsi importanti come speaker alle grandi manifestazioni internazionali: “Negli anni che precedettero questa svolta mi ero ritagliato uno spazio in Valle d’Aosta come speaker sia nelle gare di fondo, Coppa del Mondo a Brusson con i vari Bill Koch, Harri Kirvesniemi ed il mitico Juha Mieto, sia nello sci alpino nelle gare di Pila, Courmayeur, Cervinia”.

Gli esami però, come diceva Edoardo De Flippo, non finiscono mai. “Dopo aver fatto il Corso di Praticantato ad Urbino sostenni l’esame scritto ed orale a Roma. Era la svolta della mia vita. A 44 anni potevo sognare!!”

Dai suoi primi anni in Rai, emergono alcuni aspetti interessanti e poco conosciuti, in cui compare la figura di Sandro Petrucci, mitico giornalista del Tg1, prima e della Tgs, poi (in qualità di Team Leader). “Dopo il rituale rodaggio nella “cucina ” della redazione del TGR  ho iniziato a seguire gli sports invernali e devo ringraziare il Capo Redattore  Mario Pogliotti (che fu mentore di Gigi Proietti) perchè mi permise di dare corpo alla mia passione. Nel 1991 la Val di Fiemme organizzò i suoi primi campionati del mondo ed io andai con una troupe di Aosta per seguire gli atleti valdostani  Intervistai Manuela Di Centa e Stefania Belmondo, alle loro prime medaglie iridate, realizzando dei servizi per le rubriche nazionali della TGS. Nel 1992 andai ad Albertville per i Giochi Olimpici, sempre per seguire gli atleti valdostani. Dopo due giorni di gare mi chiamò Sandro Petrucci, Team Leader della TGS, che aveva visto un paio dei miei sevizi per la redazione di Aosta. Ricorderò sempre questo straordinario uomo di sport per la svolta che seppe dare alla mia professione. Provo a ricordare quell’incontro: ” A Gobbé…tu sei valdostano vero..allora conosci er bob ..? ” ” Certamente, risposi, a Cervinia c’è una fantastica pista naturale dove si fanno gare importanti , campionati del mondo…..Bene ..ti va di fare le telecronache delle gare di La Plagne …?”  ” Nessun problema , risposi, quando sono in programma?”  Il fatto è che non avevo mai visto un bob in vita mia, a Cervinia non c’ero mai stato …!! Ma stava passando il mio treno ..e ci saltai sopra con l’entusiasmo dell’incoscienza. Mi diedi da fare ed in un paio di giorni raccolsi un pò di dati….poi andai da Corrado Dal Fabbro, che era il Direttore Tecnico del Bob, lui accettò di venire in cabina per commentare con me e…….così cominciò la mia  avventura!! In quelle settimane, oltre a fare sempre i sevizi per Aosta mi diedero anche il commento del Pattinaggio a Coppie…..Il ghiaccio era rotto.”

Ricordiamo ancora Gobbo nella rubrica riepilogativa delle medaglie d’oro qualche mese dopo a Barcellona “In estate Sandro Petrucci mi volle a Roma per curare una rubrica “Le Medaglie d’Oro”. Fu il primo contatto con Saxa Rubra e con tante persone, molte delle quali mi incutevano parecchio timore. L’ultimo giorno di gare Petrucci mi disse che la rubrica sarebbe andata in onda subito dopo il fischio finale dell’incontro di basket. Gli risposi che non sarebbe stato possibile perchè non c’era il tempo materiale necessario per confezionare il servizio. Mi guardò e disse  ” Ce la puoi fare!!”. Così preparai due pezzi, uno prevedeva la vittoria degli Stati Uniti, l’altro quella della Croazia. Ad un minuto dal termine della partita montai quello americano (senza il punteggio, naturalmente…) ed il servizio andò in onda in tempo zero. Petrucci quella sera mi invitò a casa sua a mangiare la bottarga. Quando negli anni successivi la Rai confezionò alcune rubriche, tra cui “Tutti i colori del Bianco”, Ivana Vaccari mi chiese di collaborare, dandomi molto spazio. Spazio che aumentò quando Furio Focolari, diventato responsabile dello sci, mi mandò in giro per il mondo con il service di Francesca Mandara per realizzare rubriche che andavano in onda prima delle gare di Coppa. Io naturalmente ne approfittavo per ” mettermi in mostra ” , a volte …lo confesso ..in modo un pò esagerato !! Capitavo spesso a Roma, in estate, per sostituire colleghi. Un giorno Petrucci mi chiamò nel suo ufficio e mi disse : ” A Gobbé, mi piaci come lavori ..ma nun ostentà…” Da quel giorno nessuno mi ha più visto in video, in primo piano.”

All’indomani dei Giochi di Barcellona 1992 una straordinaria esperienza alpinistica, prodromo di ulteriori esperienze estremamente gratificanti Nel mese di settembre, mi organizzai con una troupe di Aosta per seguire in Nepal una spedizione alpinistica all’Everest, a cura di Agostino Da Polenza.  Nel trekking verso il Campo Base dell’Everest incrociai un gruppo di atleti Skyrunners  che avevano in programma la Maratona più ad alta quota del mondo. Facemmo il cammino assieme – allora camminavo come un leprotto con il mio bel zaino sulla schiena….l’asma non mi tormentava ancora….e realizzai un programma che ebbe un gran successo. La spedizione alpinistica , con cinque uomini in vetta, ebbe parecchi spazi  ma furono gli Skyrunners a destare l’interesse maggiore: Alcuni anni dopo ritornai in Tibet per quella che è rimasta l’autentica Maratona più alta del mondo. Si svolse sul pianoro del Colle Lablung La, a 5700 metri di quota, il percorso fu misurato e sui classici 42 km….lo statunitense Matt Carpenter impiegò 3 ore e 17 minuti….!!! Sullo sfondo il Cho Oyu con i suoi ottomila metri a fare da proscenio. Ritornai in Himalaya, alla Piramide Laboratorio del CNR per una serie di trasmissioni del TG1  mattina , con collegamenti in diretta ogni giorno curati in studio da Roma dalla Dottoressa Livia Azzariti. Ricordo che la Rai portò ai 5.100 metri della Piramide un autentico studio, con parabole eccetera….Uno sforzo considerevole…..In quel periodo passavano alpinisti importanti e così facevo interviste ad un giovane emergente come Simone Moro o ad un più famoso come Christophe Profit…!  Posso ancora aggiungere che mi sono rimaste nel cuore le stelle di notte, cieli che si potevano toccare con le mani. Come quelle del Tibet …, dove tra l’altro sono tornato un’altra volta per realizzare un servizio sui Monasteri… Ho avuto un incontro un pò particolare in una zona sperduta con delle monache che impastavano delle effigie del Buddha. Ho bevuto con loro il the rancido con il latte di yak…Ho visto occhi  di bimbi che mi sono rimasti dentro …..e conservo con grande rispetto una statuina che mi fu regalata…..Sempre in tema di sport estremi…bellissima anche Le Marathon des Sables, tre settimane nel deserto del Sahara, in Marocco , per seguire le gesta di podisti sovrannaturali…!! Conobbi allora un Superman, Marco Olmo, ancora oggi in attività . Ho visto di sera, sotto le tende, scene incredibili….piedi sanguinanti ..dita senza pelle ….Eppure ogni giorno , alla partenza  c’erano tutti …!!”

E’ d’estate Gobbo cosa curava in particolare?  Finita la stagione degli sports invernali  quasi ogni anno andavo a Roma per un paio di settimane, talvolta un mese. Lavori di “cucina”….successivamente la conduzione del Pomeriggio Sportivo, di Sport Sera …e di quello spazio che per un pò Raisport si era ritagliato alle 20.30, dopo il TG1.  Ero entrato nell’organico di Rai Sport ma mantenevo la scrivania nella Sede Rai di Aosta, un bel privilegio…che mi permetteva di programmare un sacco di servizi particolari. Belle esperienze, come quella spedizione dell’Everest, già citata, D’estate ero abbastanza libero  e così mi  ritrovavo a fare telecronache di discipline diverse: Meeting di Atletica a Sestrieres o a Berlino, Canottaggio a Milano, Canoa in Valtellina, Sambo a Torino, Deltaplano a Limone Piemonte ….Maratona dei Marsi in Abruzzo. Pugilato a Roma con Nino Benvenuti, Coppa del Mondo di Arrampicata sportiva a Lecco e soprattutto ad Arco di Trento.  Con il mitico Gianni Vasino ho fatto i Giochi del Mediterraneo 1993 a Cap d’Agde, dove mi toccò una ” faticosa” telecronaca di rugby tra Italia e Francia …ringrazio ancora Paolo Pacitti per il prezioso aiuto . Ed  ancora Giochi del Mediterraneo successivi, quelli del 1997 a Bari….. Grande esperienza anche un’edizione del Tour de France, con Gianni Motta e naturalmente Adriano De Zan. Al termine lo stesso De Zan mi chiamò a Milano per chiedermi di fare il ciclismo con lui. Dissi di no ….e lui capì! La stagione dello sci iniziava quando quella del ciclismo non era ancora finita…ed il ciclismo iniziava quando lo sci c’era ancora!! Sarei stato sempre con la valigia in mano …e la famiglia sfasciata !!! Ho avuto anche il privilegio di condurre, da Milano, la Domenica Sportiva Estate”.

Qualche altro momento importante della carriera? Ci sono dei momenti preziosi che conservo con cura nel mio cuore. A Saint Vincent, in occasione del Festival della Cinematografia Sportiva 1979, intervistai Cassius Clay, allora ospite d’onore. Era impossibile avvicinarlo , nel gruppo che lo circondava c’erano Gianni Minà, Beppe Berti … più indietro camminava la bellissima moglie, Veronica. Io fermai lei e cominciai ad intervistarla ….Cassius Clay si girò …la vide parlare con me e tornò indietro….e così ne uscì un’intervista …un paio di battute …però sufficienti per essere incenerito dalle occhiate degli altri …!!!”

 

E poi L’EVENTO DEGLI EVENTI; “Il momento più prezioso è l’intervista con Papa Giovanni Paolo, a Les Combes, dove era in vacanza.  Il giorno della messa fui invitato assieme all’Ansa e all’Avvenire. Chiesi di essere l’ultimo a salutare il Pontefice. Navarro me lo permise. Quando il Papa si avvicinò io mi inginocchiai e baciai l’anello ..poi rialzandomi portai avanti il braccio destro ed il microfono che tenevo nascosto dietro la schiena. Avevo preparato alcune domande ….ma il Papa, alla prima domanda, rispose in modo blando..!!!, allora io commisi un grave atto di mancanza di Rispetto ( così mi fu detto …!!) perchè lo interruppi e gli formulai di nuovo la domanda (…un Papa non si interrompe maiiiiii). Aveva voglia di parlare ….era appena caduto il muro di Berlino …….Chiacchierò per dieci minuti …poi posò la mano sulla mia e mi disse ….” Adesso andiamo a Messa…… Ogni tanto mi riguardo l’intervista ad un Santo…!!

Ora veniamo al momento topico delle nostre pagine, l’arrivo a poter seguire lo sci alpino. “Quando Furio Focolari mi chiese cosa mi piacesse commentare dissi che avrei preferito l’atletica leggera… ” Va bene, farai lo sci.”  Allora mi piacerebbe il fondo, che conoscevo bene perchè mia figlia Loredana aveva fatto una buona attività giovanile nazionale ” D’accordo, farai lo sci alpino.!!” Prima della Sierra Nevada commentavo già le gare di velocità e solo dopo i due ori spagnoli di Alberto Tomba ho preso il testimone da Furio al quale devo tanto!!”

La svolta, come abbiamo visto, nel 1992. Il nostro telecronista intensifica le sue presenze nelle gare bianche, andando anche a seguire lo sci alpino della Coppa del Mondo, con alcune partecipazioni in zona traguardo (già dal Sestriere 1992) dove a commentare è Furio Focolari. Lo ricordiamo anche nel commento di una gara di Lech in superg di fine 1993 dove salutò il secondo posto di Perathoner, sceso con il 41, appena dietro al pettorale n,51 di Hannes Trinkl. Fu così che nacque il sodalizio Carlo Gobbo/Paolo De Chiesa, ancora occasionale in quella prova austriaca.

Senza dimenticare le esperienze al parterre dello sci nordico ai mondiali di Falun 1993, alle Olimpiadi di Lillehammer 1994, ai mondiali di Thunder Bay 1995.

Ricordo anch’io quella gara di Lech 1993 – aggiunge Carlo  – Alessandro Fattori fece un numero incredibile per non investire in pieno un addetto ai lavori. Un miracolo di lucidità e reattività muscolare !! Stavo già facendo delle telecronache ed avevo cominciato proprio con le gare di velocità”

Nel 1995/96, come lo stesso Gobbo ci ha anticipato, egli diventa prima voce dello sci alpino, inizialmente per le gare veloci. Ciò avviene anche nel commento dei mondiali 1996 in Sierra Nevada, dove da Ghedina arriva una medaglia d’argento.

“Focolari mi aveva detto, che lui avrebbe fatto le gare di Tomba sino ai Mondiali della Sierra Nevada. Dove non c’era Tomba ci sarei stato io. Quando c’era Furio al microfono io facevo il parterre ….C’è da dire anche che Furio si era inventato un ruolo, un pò bizzarro, per farmi entrare piano piano nel mondo del Circo Bianco, con il microfono alla partenza per raccogliere gossip, ..notizie,..dati dell’ultima ora ..!! Io cercavo di cavarmela alla meno peggio ..anche perchè non c’era una grande disponibilità da parte degli atleti,…come era legittimo e giustificato”

Sempre in Spagna Gobbo è al parterre nelle due affermazioni di Tomba, in gigante e in speciale (ne abbiamo parlato a lungo, quando abbiamo parlato di Furio Focolari nella quattordicesima puntata). Abbiamo ricordato come Gobbo, in entrambi gli ori di Alberto, abbia intervistato il raggiante campione, anche, strappando al campione bolognese (dopò lo slalom) la promessa di poter essere protagonista, di fatto anche ai mondiali de Sestriere, vicini appena un anno (alla presenza di Giovannino Agnelli). Si può attribuire a quella gara il passaggio definitivo di consegne Focolari/Gobbo.

Qualche settimana dopo arriva una notte tormentata dal Giappone, con rinvii meteo che dalla terra del Sol Levante sono sistematicamente all’ordine del giorno. Per Raitre la necessità di dover dar fondo tutto a l’archivio di “Schegge” con i Telegiornali del 1966. Ma poi si gareggia e vince Runggaldier. E’ un supergigante ad Happo One e questo è il primo successo azzurro da  “titolare unico” per Carlo Gobbo.

Il primo pregio che notammo subito in Gobbo fu l’estremo rispetto per gli atleti, il poter intervenire sul lato umano per poter giustificare defaillances dal punto di vista del loro animo. Anche nel superg di Kvitfjell, della finali della stagione 1995/96, possiamo capire come la capacità di introspezione di Carlo Gobbo è davvero notevole. A proposito di Kjus e del suo piazzamento che gli assicura la Coppa del Mondo “…si toglie dal cuore ogni residua preoccupazione”, per quanto riguarda Aamodt che invece vince la prova “…era parecchi anni che non riusciva ad assaporare questa felicità”. L’atleta sempre messo al centro del suo pensiero giornalistico, nella fattispecie con parole di conforto anche per Runggaldier, in cabina proprio in quei momenti, appena buttato giù dal podio.

Ho sempre tenuto in grande considerazione la persona e poi l’atleta, sottolinea Gobbo..mi interessava sapere dell’atleta qualcosa sulla sua famiglia…prima dei suoi risultati agonistici. Così, ad esempio, potevo commentare con tenerezza la gara di un gigantista importante che sbagliava tanto, ma non aveva detto che il giorno prima era morto suo papà……”

Viceversa, riguardo a Kjus ancora Carlo ci ricorda un gustoso aneddoto che riguarda un suo predecessore in cabina, Guido Oddo:Ricordo che un giorno dissi ” …è incredibile il volume muscolare delle gambe di Aamodt e di Kjus,…questa estate devono aver lavorato moltissimo ….”!!! Guido Oddo, in una sua rubrica, il giorno successivo mi canzonò simpaticamente ricordando quel motivetto che fa “…saran belli gli occhi neri..saran belli gli occhi blu..ma le gambe di Aamodt e Kjus, a Gobbo piacciono di più…” Conservo ancora il ritaglio del giornale ..!”

Paolo De Chiesa, in epoca agonistica

Nel 1996/97 la prima stagione con titolarità piena, insieme a Paolo De Chiesa: “I primi tempi con Paolo De Chiesa non sono stati facili, io ero il giornalista e lui il tecnico e volevo certi spazi. Ci sono state parecchie rugosità ma, dopo Nagano, il nostro affiatamento è migliorato sempre di più. Andavamo nelle località in macchina assieme, dormivamo spesso nella stessa stanza d’albergo  ….penso che nelle ultime stagioni la nostra sintonia sia stata stupenda ed il ritmo di alcune gare sia ancora oggi insuperato. Siamo restati grandi amici e ci sentiamo spesso ..”

Quel 1996/97 fu una grande stagione di Coppa per Ghedina, mentre Tomba ebbe un inizio un po’ stentato, certamente non ai livelli soliti. E’ una lunga marcia di avvicinamento al main event, i mondiali del Sestriere. Arriva una vittoria per Tomba a Schladming nella prima notturna di Coppa della storia nella località austriaca. Partito per terz’ultimo il bolognese offre a Gobbo la necessità di un repentino cambio di voce “Ci fa subito prendere un grande spavento!!”…segue la adrenalinica descrizione di De Chiesa e la chiosa finale di Gobbo “Ce l’ha faaatta!!, 36 centesimi recuperati nella fase finale, è straordinario”. Amiez e Stangassinger non ce la fanno a precederlo. “Chi credeva che Alberto Tomba non sarebbe diventato competitivo è servito….”

Ed eccoci ai mondiali del Sestriere dove la prima gara è un superg con fattori esterni non sempre favorevoli: “c’era un tale frastuono nelle cuffie che non riuscivamo neppure a sentire la nostra voce!”, così Gobbo si esprime proprio mentre scende Skaardal, vincitore della prova.

La discesa offre un caleidoscopio di emozioni con cadute spettacolari e l’illusione di un Ghedina, dapprima provvisoriamente in testa, poi temporaneamente secondo, infine definitivamente terzo.

Ma deve ancora gareggiare scendere Tomba, il bicampione del mondo della Sierra Nevada. Nel gigante, dove il campionissimo parte con il n.16, le cose non vanno come devono andare: Alberto si ferma nel corso della prima manche. “…un momento triste per Alberto e per tutti noi perché Alberto, su queste nevi avrebbe voluto recitare un ruolo diverso…il nostro spirito non è più così entusiastico perché aspettavamo con grande ansia la discesa di Alberto Tomba”. E’ il mondiale di Von Grunigen: Carlo alla partenza della seconda manche dell’elvetico si interroga sulla psiche del campione: “Vediamo il volto tranquillo, sereno….ma chissà che conflitto si agita nel cuore di Micheal Von Grunigen”. Per l’elvetico sarà comunque la gara della vita. Nello slalom uno scenario simile vissuto tante volte, la speranza della rimonta (questa volta dopo il settimo tempo di prima manche di Tomba). De Chiesa segue con il solito entusiasmo la gara del febbricitante campione bolognese. Carlo Gobbo ha poco spazio per inserirsi nella fluente descrizione dell’opinionista di Saluzzo ma all’intermedio, si inserisce con appena due parole ma di grande realismo “aggiunge pochino”. Al traguardo prima di dare la linea ad una giovane Alessandra De Stefano, ancora da Gobbo l’oggettività di una manche che è stata notevole ma non leggendaria “…Ha perso tre centesimi nella seconda parte”. Resta però a Carlo la gioia di poter gridare “…Alberto Tomba è sul podio”, ad un sabato di distanza della analoga medaglia di bronzo di Ghedina. C’è infine il tempo di meravigliarsi della sconfitta incredibile di Amiez, capace di dilapidare otto decimi di vantaggio nella fase finale, “(Amiez) …va a vincere Paolo!!!”,” ma immediatamente dopo il verdetto cronometrico, “noo! contro ogni logica “…è secondo per 5 centesimi, non sa neanche lui come ha fatto!!”

Nel 1997/98 invece le difficoltà sono fornite dalla penuria dei diritti di Coppa del Mondo in possesso della Rai; l’Ente di stato italiano può solo trasmettere le gare di Coppa del Mondo dall’Austria, dalla Svizzera, dalla Germania e qualche gara italiana. Però dei 4 successi azzurri maschili in quella edizione, ben tre sono a copertura Rai (Ghedina a Kitzbuhel, Tomba a Schladming e Crans Montana). Tra i due successi di Alberto in questa stagione, la parentesi di Nagano che permette alla Rai di riassicurarsi, per quindici giorni, la supremazia mediatica nel periodo olimpico.

A Schladming (gennaio 1998), forse non lo ricorderà nemmeno lo stesso Carlo, registriamo un suo vaticinio mentre sta per scendere Alberto Tomba. “Ragazzi attenzione a questo norvegese!!…” Si tratta di Buraas, misconosciuto scandinavo che si aggiudicherà proprio l’oro ai Giochi Olimpici. Ma intanto, nella località austriaca Tomba trionfa ancora in notturna “…signori se c’erano dei segnali da mandare ai suoi avversari sono tutti qua, eccoli qua” non senza un pensiero a Fabrizio Tescari, redivivo, che aveva sfiorato il podio con un quarto posto.

A Nagano telecronache in coppia, naturalmente con Paolo De Chiesa, ma spesso da posti separati. Abbiamo svelato, grazie ad una sua rivelazione dei momenti difficili vissuti a Nagano. Eppure Gobbo si limita ad una sola gara di assenza (il superg, dove fu sostituito da Ivana Vaccari) e torna al commento nella sede Tv del centro olimpico dove si trovava la Rai, mentre De Chiesa era sul posto di gara. Qui dall’Italia, per merito della sua professionalità, non si notò niente.

Prima gara naganiana la discesa libera in cui si decide tutto in un minuto: la discesa vincente di Cretier, la terrificante caduta di Maier. Nel gigante esce anche Tomba dopo poche porte con “…tanta rabbia e tanta amarezza…”. Purtroppo il campione bolognese, dolorante, termina indietro anche nello slalom. Brividi sulla pelle per Carlo e per noi al momento della discesa di Alberto, ma anche brividi …per Paolo De Chiesa, di tutt’altro genere. Nell’ultimo giorno avvenne un fatto clamoroso. Una scossa di terremoto, avvertita profondamente da De Chiesa, in cabina sul posto di gara. mentre Gobbo, dallo studio nipponico, continuava spedito nel suo racconto di gara. De Chiesa invece …era terrorizzato. Lo ha raccontato lo stesso ex campione azzurro ai microfoni di “Sportinmedia”.

Non resta che tornare alla Coppa del Mondo con l’alternanza Mediaset/Rai. La storica telecronaca di Crans Montana, per l’ultimo successo di Alberto Tomba, quasi stuzzicando nell’entusiasmo di quei momenti il suo compagno di cabina   “Paolo, tu hai un po’ di lacrime agli occhi, festeggi così…” Non è ancora certo che Tomba si ritiri dopo quel vittorioso slalom elvetico ma nelle voci di Gobbo e di De Chiesa si avverte un senso di gratitudine e il rammarico per quello slalom del Giappone olimpico disputato dal campione azzurro in condizioni non ottimali.

Nella stagione successiva si diradano le occasioni vincenti del nostro sci maschile: i successi di Ghedina e di Holzer, sono commentati da parrocchie televisive diverse, in quanto si disputano in località di cui la Rai non detiene in diritti.

Però ci sono occasioni al di fuori della Coppa del Mondo di grandissimo spessore anche con formule nuove e sperimentali, come lo slalom in tre manche della 3-tre di Madonna di Campiglio. Sono le prime occasioni in cui si mette in luce un campione di nome Giorgio Rocca, secondo dietro a Kosir. Una fitta al cuore, però, nel ricordare che al microfono di Gobbo e De Chiesa, c’era il campione Fausto Radici, campione ai tempi della valanga azzurra.

Si arriva allo slalom del Centenario, un gigante al Sestriere che ci consente di rivedere Alberto Tomba con 3.831.000 spettatori su Raidue, cifra che testimoniava il grande richiamo del campionissimo nell’ultimo atto agonistico (largamente superiore alle medie di Coppa del Mondo).

I mondiali del Colorado nel 1999 ridettero per due settimane alla Rai il ruolo di ammiraglia dello sci alpino: uno dei primi grandi eventi del neonato canale sportivo Raisportsat. Manca di un niente la medaglia Giorgio Rocca in uno slalom che invece propone uno storico oro finnico, con Kalle Palander. Anche ai mondiali di Sant Anton 2001 la Rai si riappropria del suo ruolo: è un edizione, non felice, per l’Italia al maschile. In quelle occasioni Carlo segue anche le prove femminili dal parterre, per le interviste.

In Coppa del Mondo sfugge, invece, ad ogni logica aziendale quello slalom del 2000 a Wengen interrotto su Raitre a tre concorrenti dalla fine: il Telegiornale di Raitre delle 14,00, ancora una volta, intoccabile come una divinità, non poteva aspettare. Ma dite? Avete mai visto un film, un telefilm, un programma musicale, una gara di calcio, di ciclismo, di F1, con interruzione anzitempo? Immaginiamo anche lo stesso Carlo Gobbo ribollire di rabbia per questa improvvida scelta.

La nostra storia sui telecronisti in questa prima edizione di Telesciando si chiude, come sappiamo, al 2001, ma se possiamo interrompere l’esegesi dei racconti prova per prova (lo faremo senz’altro nella prossima edizione di Telesciando” per le stagioni della prima decade), non certo dobbiamo smettere di parlare della carriera di Carlo Gobbo, anche perché proprio dal 2001/02 la Rai riacquisisce i diritti della quasi totalità delle gare: La carriera del binomio Gobbo-De Chiesa proseguirà spedita con mondiali ed Olimpiadi (Salt Lake e soprattutto Torino, non lontana dalla sua amata Valle d’Aosta).

Prima di …riparlare di sci alpino ci teniamo a …ridare la linea a Carlo per un evento che ha gratificato in modo rilevante la sua carriera. Un’altra telecronaca importante per me è stata quella dell’Adunata Nazionale degli Alpini ad Aosta , nel 2003. Da molti anni la Rai aveva interrotto questo servizio…che riprendeva proprio in occasione della nostra Adunata. Io sono un Alpino , nel cuore e nell’anima. Fu emozionante ..quasi due ore di racconto, in una giornata spettacolare…..conclusi con Viva gli Alpini, Viva l’Italia, Viva la Nostra Bandiera Tricolore. Poi scoppiai a piangere. Dopo pochi minuti squillò il telefono …era il Quirinale che, tramite il Segretario particolare (mi pare fosse Gifuni), il Presidente Ciampi mi faceva i complimenti ….. Ho il magone anche adesso”.

In ogni anno dal 2001/02 al 2007/08, l’appuntamento con il grande sci si rinnova e addirittura si raddoppia. “Ci sono state stagioni impegnative perchè, Paolo ed io commentavamo sia i maschi sia le femmine, mondiali compresi”  Tra le circostanze non favorevoli il rammarico di non averlo sentito commentare la prima vittoria di Giorgio Rocca, l’alfiere del nostro slalom. Quel giorno Raisport offre inspiegabilmente una telecronaca differita commentata dagli studi di Roma con Alessandro Fabretti. Dal campione livignasco arriveranno però vittorie  in serie, tutte punteggiate dall’entusiasmo di Gobbo e De Chiesa, che traducevano perfettamente le emozioni ed il ritmo di gara che Rocca dispensava in pista. Traduzione perfetta ma sentimenti all’incontrario, ahimè, per quell’uscita nella prima manche in slalom alle Olimpiadi del Sestriere 2006, con il pettorale n.1.  Tra i successi di Rocca una rarità televisiva è fornita dallo slalom di Hafjell, commentato da Gobbo in cronaca solitaria, senza l’ausilio di De Chiesa.

Alle vittorie ed alle sconfitte che fanno parte della….fisiologia agonistica, si aggiungono altri momenti da dover ricordare, quelli che vanno oltre l’ordinario. Ad esempio quel capriolo che “ordinatamente” accompagnò un amatissimo campione azzurro nel tratto conclusivo della Sasslong (dicembre 2004), “…saluto che la natura fa a Ghedina”, laddove Carlo Gobbo descrive con tenerezza le fasi in cui il capriolo, spaventato, si dimena nel parterre prima di essere fermato e dirottato in luoghi più sicuri per sé e per gli altri.

E poi quelle cadute terribili, quei momenti in cui ogni parola può essere fuori posto, quando l’angoscia potrebbe prende il sopravvento. Ce ne sovvengono alcune davvero orride: Silvano Beltrametti nel dicembre 2001, un giovane svizzero che sfondò le reti di protezione in Val d’Isere, Scott Mc Cartney a Kitzbuhel nel 2008, con il corpo dello statunitense che ha dei sussulti spaventosi; Gobbo arriva ad invocare la regia di non inquadrare il concorrente americano. “…Questo non è sport, togliamo via queste immagini, regia, per favore non fatecele più vedere”. Ed ancora Mathias Lanzinger nello stesso anno 2008 in Norvegia, a Kvitfjell, in una delle ultime telecronache di Carlo.

Ma per fortuna ci sono anche le soddisfazioni, le gioie di una vittoria. Di Rocca abbiamo già parlato, ci sono state anche belle affermazioni di Ghedina, Heel, Blardone, Simoncelli. Nel 2007, ad Are, umana esultanza di Carlo Gobbo con l’oro mondiale azzurro di Staudacher 2007, contro ogni pronostico. “Dovete scusarmi, cari telespettatori, sono vicino alla pensione e questo è il mio primo oro mondiale che commento in cabina, lasciate io che possa liberare il mio entusiasmo”. La testimonianza di un telecronista che dopotutto è una persona con pregi, difetti ed affetti. La gara non è finita, sta scendendo Hermann Maier, De Chiesa cerca di frenare il suo entusiasmo, ma Gobbo ha acquisito un’esperienza tale da potersi sbilanciare a quel modo.

L’ultima “vittoria” di Gobbo in Rai è lo slalom di Kranjska Gora, quando si affermò Manfred Moelgg, L’ultima telecronaca in Rai per lo sci alpino di Coppa è stata lo slalom di Bormio (marzo 2008), nel giorno in cui lo stesso Moelgg vinse la coppa di specialità nello slalom; più generalmente l’ultima fatica in Rai è stato il Trofeo Mezzalama, da Gressoney La Trinitè, la gara di Sci Alpinismo più spettacolare del mondo, attraverso i ghiacciai del Monte Rosa.

Nell’ottobre 2008, sul web voci incontrollate parlano di un altro anno di Carlo Gobbo, seppur vicino alla pensione. Ciò nella realtà non avviene, visto che il gigante maschile di Soelden dell’Ottobre 2008 viene commentato da Davide Labate. Il telecronista siciliano della redazione di Milano è adesso uno dei migliori telecronisti “pound for pound” ma certamente ebbe bisogno di tempo per far dimenticare alla gente un monumento come Carlo Gobbo. Storica quell’occasione (si era ancora nella stagione 2008/09) in cui De Chiesa mandò a Gobbo un saluto, non nascondendo la commozione sincera, nel ricordo di anni vissuti in cabina.

L’organico di Eurosport ai mondiali 2013, con Gobbo ci sono (da sx) Alfredo Tradati, Claudia Morandini e Gianmario Bonzi

Ma come recita una canzone dello stesso Sanremo 2008 “Non finisce qui”; ritroveremo Gobbo ad Eurosport (stagioni 2009-2013) per lo sci alpino maschile. Dopo un anno “sabbatico”, Carlo Gobbo si ripresenta nell’ottobre 2009 dapprima con Soelden, poi con un evento mai più ripetuto nella storia, lo slalom indoor di Amneville, valido per un Campionato Europeo Esf. Partono così altri quattro anni, non meno importanti, vista la presenza del canale paneuropeo a Vancouver 2010, poi ancora ai mondiali 2011 (Garmisch) e 2013 (Schladming), in cui il nostro Gobbo, torna con immutato slancio, venendo proprio a “scontrarsi” con l’amico Paolo De Chiesa, in concorrenza su Raisport. Compagno d’avventura in queste telecronache è prevalentemente Alfredo Tradati. Arriva con Razzoli nel 2010 quell’oro olimpico che Carlo non aveva potuto commentare nelle tre Olimpiadi (di sci alpino) in Rai.

Ma ora lasciamo a Carlo Gobbo, il …compito di una chiosa finale. Nuovamente però lo ringraziamo per l’aiuto nella composizione di queste pagine e per l’affetto con cui ci ha seguito finora.  Frequentavo le ski room perchè le notizie più importanti venivano dagli ski men…ma ho sempre rispettato le regole del “questo lo puoi dire e questo no…”, conquistando una fiducia che nel tempo è diventata amicizia. Come quella con Alberto Tomba, con il quale mi lega un rapporto d’affetto. Anche le Sale Stampa erano preziose per me,…colleghi di tutto il mondo con i quali scambiare informazioni e dati. Io poi ero famoso per le mie schede, che conservo ancora…autentiche biografie di uomini e donne con i dati di ogni gara  per raccontare con la dovuta ricchezza la storia dello sci. E’ stata una bella avventura, prima in Rai poi, per quattro anni ad Eurosport.  Sulla soglia dei 70 anni è stato saggio dire basta. C’era il rischio di diventare patetico. Ad Eurosport  i commenti erano fatti quasi tutti da studio, fatta eccezione per le gare italiane ed i Mondiali. Mancava perciò il contatto con gli atleti , i tecnici …ed era difficile stare al passo con la quotidianità del Circo Bianco. Le telefonate e gli agganci non erano sufficienti e così dopo i Mondiali di Schladming 2013 ho fatto due passi indietro ….  Sono Panathleta dal 1978 e per quattro anni sono stato Presidente del Panathlon Club du Val d’Aoste, dal 2014 al 2017. Sono Alpino, Capo Gruppo dell’Aosta e Vice Presidente della Sezione Valdostana. Da due anni dirigo il nostro Giornale sezionale, L’Alpin Valdotain …. Seguo lo sci con interesse , ma senza la passione di un tempo. Tante cose sono cambiate nel mondo degli sports invernali…..Ascolto le telecronache di tutti  e continuo a sentire dire….discesa libera !!!!”

LUCIO CELLETTI

Si ringrazia Carlo Gobbo.

Per il supporto tecnico e grafico: Monica Celletti

GRAZIE DELL’ATTENZIONE

Tutti gli articoli sono stati sottoposti ad accurata verifica. Qualora tuttavia i lettori rinvenissero, data la vastità della materia, imperfezioni, refusi o scherzi della memoria, sono pregati di volerli segnalare. E’ comunque gradito qualsiasi intervento di commento, critica, suggerimento. telesciando@gmail.com

 

 

Condividi

2 commenti

Grazie a Te!! Un ringraziamento che giro ancora e soprattutto a Carlo Gobbo per essersi confidato a Telesciando

I commenti sono chiusi.

Leggi gli altri capitoli

Pettorale n.25

Le voci degli altri sport del ghiaccio

Pettorale n.24

Le voci degli altri sport della neve

Pettorale n.23

Le meteore del microfono bianco