ALLENATORE E MANAGER
Stavolta parliamo di Mario Cotelli, una vita per lo sci, purtroppo interrottasi anzitempo nel novembre 2019. Ovviamente ci soffermeremo sul Cotelli televisivo ma i prodromi della sua carriera lo vedono, negli anni settanta, dapprima allenatore della squadra azzurra di sci alpino, poi Direttore tecnico di quella che è stata la valanga azzurra negli anni 1970.
“Prima le telecronache in Italia erano talmente poco seguite che venivano effettuate da un telecronista svizzero, adesso tutti ne parlano…” disse Cotelli, alludendo agli anni di Giuseppe Albertini ed alla formidabile escalation della valanga azzurra, da Thoeni a Gros, da Radici a De Chiesa, dagli Schmalz a Pietrogiovanna, da Stricker a Bieler, da Pegorari a Nockler, da Anzi a Besson, convertendo Plank da buon gigantista a discesista di massimo ordine, senza dimenticare il veterano Marcello Varallo. Un momento di assoluta grazia dello sci italiano, propiziato da un direttore tecnico che aveva intorno a trent’anni (per dirla alla Locasciulli), ma possedeva la classe del veterano, abile manovratore (in senso buono) dei suoi atleti anche costruendo rivalità o spirito di emulazione, stratega della tecnica e della disciplina agonistica, eccellente comunicatore.
FRATELLI CO(L)TELLI
Non mancarono le polemiche fra lui e gli atleti, a dir vero, specie in prossimità di Mondiali o Olimpiadi, per via della concorrenza spaventosa, ma Cotelli riteneva che la rivalità fosse uno stimolo in più a far bene. Del resto il regolamento di ammissione alle gare iridate o olimpiche, era molto restrittivo. Solo otto concorrenti per nazioni per tre gare, quattro da schierare in una singola gara (pensando anche alla necessità di schierare atleti per la classifica della combinata). Il tecnico valtellinese comprese subito che i risultati azzurri dovessero meritare il consenso delle industrie, divenendo il fautore della creazione di un pool di aziende che avrebbe sostenuto lo sci azzurro.
C’è anche un suo zampino nel successo di Theoni a Sapporo, designato come vice-tracciatore insieme ad uno svizzero della seconda manche di gigante, viene messa lì una porta “carogna” per ingannare i migliori della prima manche: Haaker e Hagn. Morale: vittoria di Thoeni, argento e bronzo a due svizzeri.
Egli è molto richiesto al microfono delle televisioni di espressione francese, vista l’ottima padronanza della lingua transalpina e il linguaggio originale con cui si esprime, come per esempio in Match sur la Deux del 14 dicembre 1973 in occasione di uno speciale filmato sulle gare di Val d’Isere, al microfono di Daniel Pautrat (per il secondo canale della tv pubblica francese Ortf), in un’intervista di quattro minuti in cui illustra le prospettive della formazione azzurra. Inoltre aveva capito che un Direttore tecnico per poter veder meglio la gara e dispensare consigli agli atleti tramite ricetrasmittente, non avesse posto migliore della cabina del cronista, osservando con lui la gara al monitor. Soventi le presenze a fianco di Guido Oddo oppure di Alfredo Pigna (su tutte la tripletta azzurra a Campiglio nel 1976). A fianco del radiocronista Ettore Frangipane, seguì invece la fantastica prova di slalom di Gustav Thoeni, ai mondiali di Saint Moritz ’74, urlando mentre il fuoriclasse azzurro discendeva: “….E’pazzo, è pazzo!!!”
LA VALANGA AZZURRA
Era da poco stato coniato (dal giornalista Massimo Di Marco in un’intervista notturna a Cotelli) il termine valanga azzurra, quando il 7 gennaio 1974 Pierino Gros si affermò a Berchtesgaden in una pista angusta e tortuosa, dinanzi a Gustavo Thoeni, Erwin Stricker, Helmuth Schmalzl e Tino Pietrogiovanna. Di quella prova, non trasmessa in Tv, non esistono filmati televisivi. Lo ha confermato, anni fa, lo stesso Cotelli. Data la scomodità del tracciato con traguardo a metà pista, data l’impossibilità di trasportare telecamere nella sgangherata funivia, non vi fu telecronaca, ne’esistono riprese cinematografiche. Esiste solo una foto di Sperotti con tutti e cinque!!! Gli altri fotoreporter se ne erano andati. Per ironia della…. scelta, dal cinegiornale germanico Blick in Die Welt, esistono immagini dell’altra tappa tedesca di quei giorni, quella femminile di Pfronten.
Nel famoso parallelo della Val Gardena (marzo 1975) cerca di convincere la regia televisiva a fornire il filmato del controverso passaggio di Stenmark contro Bachleda, nel quarto di andata. Era convinto che lo svedese dovesse essere squalificato. Come dicemmo, qualche puntata fa, il regista Conti non era in grado di poter riprodurre le immagini in loco, si attese mezz’ora perché l’addetto a Roma era momentaneamente fuori stanza. Dopo mezz’ora fu deciso che Stenmark non dovesse essere squalificato. Lo scandinavo passerà il turno e troverà Thoeni in finale nel più palpitante dei duelli. Quella suspence prima di arrivare alla massima sfida, ha prodotto un effetto mediatico spaventoso, ne giova lo sponsor (un famoso latte) inquadrato a lungo nei tempi morti di gara. Nelle località italiane, invece, i tifosi fremono perché devono recarsi allo stadio e la gara sta proseguendo oltre i tempi stabiliti. Siamo alla quinta Coppa del Mondo per l’Italia, sempre con Cotelli alla guida o come allenatore o come direttore tecnico.
In tv non manca occasione di elogiare i suoi atleti ed anche il suo lavoro. Nel 1977, in una delle primissime “Domeniche sportive” a colori (27 marzo), Alfredo Pigna lo va a trovare nella sua casa in Valtellina. Mentre noi apprendiamo dal giornalista napoletano, come Cotelli, per prendere delle bottiglie, debba arrampicarsi in una grotta, il tecnico azzurro sottolinea con convinzione la necessità che l’industria turismo debba essere sfruttata meglio dalle istituzioni pubbliche. Rivedendo quell’intervista trentasette anni dopo, Cotelli evidenzia come, sotto questo aspetto, non fosse cambiato nulla. Tutto era rimasto al punto di partenza.
Possiamo forse imputargli il difetto di parlare velocemente, mangiandosi qualche parola, ma la pronuncia sarà nettamente migliore quando lo ritroveremo in telecronaca. Nel dicembre dello stesso 1977 Alfredo Pigna gli mette in mano il microfono per intervistare Gustavo Thoeni, ma praticamente il Direttore tecnico azzurro, formulando la domanda, ne anticipa la risposta “…Ti manca ancora il clima di gara, non trovi?”.
L’USCITA DAI QUADRI FEDERALI
Con una formazione azzurra che non è più quella di un tempo ma si è pur sempre espressa con due vittorie in Coppa del Mondo con Plank e l’argento di Gros ai Mondiali di Garmisch, il primo aprile del 1978 (non un pesce d’aprile ma una notizia oggettivamente a sensazione) Cotelli lascia il settore tecnico della Fisi, squadra azzurra per passare a quello organizzativo. Il classico “Promoveatur ac rimoveatur” . Ma il rapporto con la Fisi si chiude nel gennaio 1979, con le dimissioni di Cotelli, ufficialmente come dai comunicati d’epoca per assumere altri incarichi manageriali esterni alla Federazione, in realtà per uno stato di tensione con gli organigrammi della Federazione diretta dall’Avv. Arrigo Gattai. In poche parole la fine di un matrimonio, salvo per l’organizzazione dei mondiali in Valtellina per cui era stata proposta la candidatura nel 1982 per l’imminente designazione della Fis (ndr., di qui a quattro mesi si saprà che per i mondiali 1982 sarà prescelta Schladming mentre la Valtellina, bocciata in quell’occasione a Nizza per un solo punto, avrà in seguito la sua edizione iridata nel 1985). Un’uscita di scena progressiva che dopotutto porterà Mario ….a riciclarsi, facendo quel che meglio desiderava, dando una mano alla Valtellina, aiutando il mondo dell’industria, collaborando con i giornali e le televisioni. Arriverà perfino, secondo una sua ammissione, a ringraziare l’avv. Arrigo Gattai per essere uscito di scena dalla Fisi ed aver conosciuto mondi nuovi e stimolanti.
NUOVE ESPERIENZE DI COMUNICAZIONE
Va detto che il “mestiere” del giornalista non gli era proprio sconosciuto in quanto aveva lavorato in gioventù, per racimolare qualche soldo, per un quotidiano della provincia di Sondrio, denominato “Ordine”, nei mesi di Luglio e di Agosto, laddove era assunto per sostituire i giornalisti in ferie.
In quegli anni Cotelli resta un ottimo comunicatore, in grado di potersi esprimere con un linguaggio non convenzionale, senza mai lesinare giudizi sinceri, consapevole che parlare dello sci alpino, semplicemente nominare una località, era un esempio di promozione turistica formidabile, per la sua Valtellina ma anche per tutti i comprensori sciistici d’Italia.
All’inizio degli anni Ottanta. oltre a collaborare per il “Corriere della Sera” (lo farà per oltre trent’anni), lo troviamo nel set di un film del 1981 di Duccio Tessari “Un centesimo di secondo” in cui interpreta quello che è stato il suo ruolo storico; l’allenatore, con il fratello Chicco, egualmente nel cast. Tra gli interpreti Saverio Vallone, Antonellina Interlenghi (al centro della foto), Gustavo Thoeni (nel ruolo di…Gustavo Thoeni) ed ancora gli azzurri Antonioli, Sosio, Cesare Anzi.
Nel 1982 Cotelli presenta “Gran Prix neve” con Matilde Ciccia (ex pattinatrice di grande simpatia e, se ci consentite, di fascino, con esperienze cinematografiche e canore alle spalle, come il gradevole brano “Roller Go”) su Italia 1 – Antenna Nord e vari altri circuiti nazionali. Nel 1984 su Retequattro va in onda Slalom, una rubrica presentata dalla giornalista Marina Dalcerri (in futuro volto piuttosto noto del Tg4, per almeno 25 anni), curata da Mario Cotelli, insieme a Lamberto Bottaro. Anche in Rai varie, sistematiche presenze alla Domenica sportiva per l’”esegesi” delle discese al rallentatore,
IN TELECRONACA A TELECAPODISTRIA
Soprattutto ritroviamo Cotelli, più frequentemente, nell’anno 1988, quando con Sandro Vidrih commenta le gare di sci alpino e non solo. Prima gara su Capodistria una discesa libera di Val d’Isere, vinta da Zurbriggen. In definitiva se da una parte (Tmc) c’era Gattai, il versante Capodistria opponeva giustappunto Cotelli e Vidrih. Viene proposta una lettura tecnica della gara, attraverso l’esposizione di ogni particolare agonistico delle discese dei concorrenti.
A Saas Fee in occasione di una vittoria di Tomba nel gigante del gennaio 1988, Cotelli commenta “….sta sciando tranquillo, buono…. Il problema è che lui è nettamente più forte di tutti….” Poi, a 12 secondi dall’arrivo, con sicurezza“…si porta nettamente al traguardo per la settima vittoria”
Nello slalom della combinata di Calgary 1988, l’opinionista di Sondrio è di fatto la prima voce, venendo affiancato da Claudia Giordani. Su Zurbriggen nella prima manche dello slalom: “troppo tranquillo, troppo tranquillo, troppo indietro, non ho mai visto Zurbriggen fare una gara tattica, evidentemente 7 giorni di allenamento sulla pista di discesa libera pesano anche su un fuoriclasse come lui”, andando poi quasi a divinare l’uscita dell’elvetico nel corso della seconda prova, in realtà l’audio da Calgary…. arriva con qualche secondo di anticipo.
In quell’occasione canadese, Mario Cotelli diversifica la sua attività, accompagnando Sandro Vidrih e Giovanni Bruno, nei commenti di biathlon, sci di fondo e combinata. Cotelli aveva il coraggio di sbilanciarsi nel corso delle sue uscite, con delle intuizioni più o meno riuscite: nella prova di fondo della combinata a Calgary, nell’ultimo giorno di gare, mentre l’elvetico Kempf è in piena rimonta sull’austriaco Sulzenbacher e si attende il passaggio dei concorrenti, Mario Cotelli, rivolgendosi al collega di telecronaca Giovanni Bruno dice: “C’è un tifoso svizzero che sta facendo una foto, non la sprecherebbe se non vi fosse Kempf nei paraggi!!” E’ cosi fu, Kempf, passò in testa e ottenne la medaglia d’oro.
Bresaola (questo un soprannome di Mario) fu presente anche nelle due cerimonie, apertura e chiusura. Grazie alla sua perspicacia, come abbiamo scritto nella precedente puntata, riuscì a “barattare” presso i cronisti del Montenegro o della Croazia, un posto in cabina con vino valtellinese o grappa. Diversamente gli inviati di Capodistria avrebbero dovuto commentare dal Centro di Produzione olimpico di Calgary. La scaltrezza con cui Tomba (dopo l’oro in Rai) fu proiettato nella cabina di Koper, prima ancora di quella della Rai, ha tutta l’aria di essere tipicamente cotelliana.
Nella cerimonia di chiusura un commento nostalgico a stampo personale mentre la fiaccola olimpica spegne praticamente tutto. “Si è spenta la torre di Calgary, era per noi l’orientamento per tornare la sera in albergo”. C’è la malinconia che noi tutti abbiamo quando finisce il sogno di un’Olimpiade.
GIUDIZI SENZA PAURA DI SBAGLIARE
A Saalbach 1988 in occasione della terz’ultima gara di Coppa del Mondo (ormai già in primavera), Cotelli si sbilancia oggettivamente un po’ troppo: superg con lotta Tomba-Zurbriggen per la sfera di cristallo. “….Buono, buono, senza nessun problema, oggi probabilmente possiamo già stappare una bottiglia di champagne!!” Purtroppo sappiamo che non sarà così, dopo una contenuta perdita nel superg, Tomba comprometterà tutto nel gigante dell’indomani, l’uscita in slalom sarà poi ininfluente, visto che la Coppa era già matematicamente nelle mani di Zurbriggen.
Curiosa situazione nelle nella seconda delle due libere della Val Gardena (dicembre 1988): ospite in cabina Peter Muller, in possesso del miglior tempo fino a quel momento; il rossocrociato apprende in quel momento, proprio al microfono di Cotelli (e di Vidrih), che Hoflehner lo sta superando.
L’opinionista di Sondrio appare insuperabile nel comprendere l’importanza dei materiali; a Wengen 1989, nella prima delle due vittorie di Girardelli, a proposito dell’austro-lussemburghese “ha sotto degli sci che sono delle bombe, velocissimo, velocissimo, velocissimo, questi sci sono delle bombe”, andando a poi a disquisire in piena diretta sul problema dei lubrificanti, degli sci bomba e della preparazione dei materiali che facevano la differenza in gara.
“MI MANGIO UN POLLO VIVO!!!”
La sua sicurezza gli gioca un brutto scherzo nel successivo slalom di Wengen, alla domenica: Nierlich è in vantaggio su Alberto Tomba che ha già concluso la prova “…..Se vince Nierlich, mi mangio un pollo vivo”. Ed infatti…vinse proprio Nierlich per una manciata di centesimi. Non gli restò che mantenere la promessa, nella trasmissione “A tutto campo“ (una sorta di…Domenica sportiva di TV Capodistria) quando il conduttore Gigi Garanzini gli fece trovare un pollo, per sua fortuna non vivo, ma cotto.
MONDIALI DI VAIL 1989
Ai mondiali di Vail, nella prova di slalom Mario Cotelli dimostra un inusitato entusiasmo per la vittoria finale di Mateja Svet, ma dopotutto sta commentando per un’ emittente slovena; ecco il filmato della seconda manche di quella gara.
Un sussulto anche all’ intermedio di Deborah Compagnoni, nel supergigante, in vantaggio di 8 centesimi all’intermedio del mezzo minuto di gara, poi la valtellinese (ancora una semplice promessa), sbaglierà alcune curve. Nel giovedì dello slalom gigante mondiale, mentre Tomba nella prima manche scende ecco quanto Mario Cotelli dice in diretta “è seduto, si tiene troppo, speriamo che non sia seduto anche nella parte bassa” poi dopo un grave errore che ne compromette la gara “E’ caduto Alberto Tomba, niente da fare, niente da fare, ha perso almeno un secondo e mezzo, adesso che attacca si è portato in avanti. Non capisco perché sbagli sempre nello stesso modo come in tutte le gare di stagione”
Durante la discesa di un altro azzurro “…intanto mi hanno detto dallo studio di Capodistria che un telespettatore ha telefonato dicendo che io sono troppo critico nei confronti della squadra italiana, se faccio delle critiche, è solo perché sono critiche costruttive: per chi ci segue penso sia abbastanza chiaro che se si dice che uno scia male non siamo anti-italiani, vorremmo semplicemente che gli italiani sciassero meglio”. In fondo il suo adagio è sempre stato “Quando gli atleti non ti parleranno più, vorrà dire che starai finalmente facendo il tuo mestiere”
Cotelli è stato sempre critico nei confronti di Messner, direttore tecnico degli azzurri, finisce tuttavia quasi per commuoversi quando lo stesso annuncia le dimissioni al termine dell’ultima prova di Vail 1989, sempre al microfono di Telecapodistria.
NUOVI OBIETTIVI
Terminata l’esperienza delle telecronache su Capodistria con il parallelo di Shigakogen, per perdita dell’eurovisione, Cotelli dà vita con Giovanni Bruno a Obiettivo Sci, trasmissione di approfondimento del week end invernale, unica nel suo genere. In occasione dei mondiali di Saalbach 1991 la rubrica (passata in gestione a Tele+) diventa giornaliera mostrando le sintesi delle gare mondiali con il commento di Giovanni Bruno e Mario Cotelli. Nella nuova redazione di Tele+ sarà Fabio Guadagnini ad affiancare Cotelli. Vi collabora anche il nostro stimatissimo Sandro Vidrih, che si occupa da par suo dei week end delle gare varie discipline. Tutti i commenti di Mario avevano sempre passione, ironia e tecnica, anzi “tennica”, come scherzosamente rimarcava la Gialappa’s Band, ironizzando sul modo del tutto personale di Cotelli, di esprimersi foneticamente con quella parola. Memorabile, in Obiettivo Sci, un servizio sull’uscita di Tomba a Oppdal (febbraio 1991) sulle note di “Non c’è più niente da fare” di Bobby Solo. Era partito anche l’ultimo treno per la Coppa del Mondo, sprecato dal bolognese. Si ricordano anche anche quelle trasmissioni di approfondimento alle Olimpiadi di Albertville “..domani si scia sulle uova” sentenzierà Cotelli il 17 febbraio 1992 alla vigilia dello slalom gigante maschile; oppure, utilizzando l’ironia di un commento serio e pieno di enfasi nel proporre (il giorno dopo) il confronto in gigante fra un concorrente libanese ed uno marocchino. Sempre da Tele+ Cotelli è il protagonista di “Grandi serate di sport” due memorabili trasmissioni con Fabio Guadagnini nel dicembre 1993, dedicate allo sci alpino.
TORRE DI CONTROLLO DI LINATE: E’IN ARRIVO UNA COPPA
A metà degli anni Novanta Tele+ trasmette la Coppa del Mondo di Sci Nordico. Mario Cotelli la commenta prevalentemente con Sandro Vidrih (oppure con Fabio Guadagnini). Per i maschi le storiche staffette di Hamar 1995 (svoltasi al coperto, come dalle immagini sottostanti) e di Lahti con trionfi della nostra formazione.
In campo muliebre assistiamo alla grande annata (1995/96) di Manuela Di Centa che vince la Coppa del Mondo. Nell’atto conclusivo di Oslo, una trenta km. in linea a tecnica classica, con la Di Centa avviata alla conquista della Coppa ecco la frase storica (stavolta a fianco di Fabio Guadagnini): “La torre di controllo di Linate ha dato l’autorizzazione all’aereo di atterrare a Milano. In questo momento la Coppa è nostra”. Ricordandoci però di certe uscite cotelliane ai tempi di Tomba, confessiamo… di aver aspettato l’esito della gara. Ma in fondo lo apprezzavamo proprio per questo.
1997/98: ESPERIENZA AD EUROSPORT (GESTIONE RAI)
Troveremo ancora Cotelli in alcune stagioni di Eurosport, verso la fine degli anni Novanta con vari colleghi della redazione Rai (Caffè, Bulbarelli, Manocchia); andando a ricommentare Tomba dopo svariate annate “..:Scia finalmente centrale, non può sciare di forza e di potenza, ha una preparazione atletica migliore…” (siamo a Saalbach dove Tomba sarà secondo dietro all’astro nascente Hermann Maier). E proprio su Maier si pronuncia così ad Adelboden “….Bisogna cambiare tutti gli schemi tecnici del gigante dopo aver visto Maier, perché ha spostato in su quelli che sono i limiti di questa specialità…”. Ancora su Maier a Wengen, nella prima discesa “gli altri sbagliano e lui va via come sa….”. A Kitzbuhel arriva il successo di Ghedina “ha preso una spigolata, è entrato in una rotaia….buono questo passaggio perché non è seduto, finalmente, per me ce la fa a passare in testa” mentre la prima voce Giampiero Manocchia preferisce esprimersi con un “potrebbe farcela”.
Auro Bulbarelli (collega in quelle estemporanee occasioni di Eurosport), in un post pubblico, il giorno della morte del guru di Sondrio, definirà Cotelli “…una delle persone più intelligenti che abbia mai conosciuto”.
Curiosa quella telecronaca di Ramsau 1998, quando si trovò a commentare da solo una vittoria in Coppa di Stefania Belmondo. Chissà chi è il giornalista prima voce che gli ha dato buca, quel giorno??!! C’era però un curioso precedente da Tv Capodistria, quando aveva commentato parti di un superg nordamericano fra cui una caduta dello slavo Cizman, senza l’accompagnamento vocale iniziale di Vidrih.
Alle Olimpiadi di Nagano 1998, tante telecronache di sci alpino, ma la scelta dell’emittente paneuropea fu quella di trasmettere lo sci alpino in differita, quindi ad esiti largamente conosciuti. Ma in quella Olimpiade nipponica, lo ascoltiamo come opinionista di salto con gli sci (per la prova individuale della combinata nordica), in compagnia di Lorenzo Caffè, offrendo una lettura di gara finora sconosciuta, attraverso l’analisi della velocità d’entrata o della qualità della neve sul trampolino. Proprio qui, sta l’unicità di Mario, adattarsi ad ogni commento, trasferendovi le sue conoscenze primarie.
1998/99: ESPERIENZA CON LA NUOVA EUROSPORT
Nel 1998/99 Eurosport ha una nuova gestione: in Coppa del Mondo il commento italiano è consentito solo in gare che si disputano in Austria, Svizzera e Germania. Nelle altre nazioni Eurosport può trasmettere le gare solo con il commento inglese. Poi ci sono i mondiali di Vail a Febbraio. Con estremo piacere si può constatare la ricostituzione della coppia Fabio Guadagnini/Mario Cotelli, nel ricordo dei tempi gloriosi di “Obiettivo Sci” e delle telecronache dello sci nordico per Tele+. Il commento riguarda solo lo sci maschile; quello femminile in massima parte è affidato a Lino De Palo, con la collaborazione di Claudia Giordani. Cotelli commenta così un giovanissimo Giorgio Rocca nella seconda manche di Kitzbuhel dove il livignasco parte con il sesto tempo della prima manche “Poteva partire un po’ più veloce, troppo calmo, troppo calmo, lui ha una classe enorme…qua è buono, passa in testa…” Alla fine rimarrà il rammarico per quella partenza lenta, anche se Rocca raggiunge il podio. Lo slalom ha trovato un degno erede di Alberto Tomba.
Per coincidenza assoluta Mario Cotelli ha commentato (in carriera) due mondiali in diretta, entrambi a Vail, quelli del 1999 arrivano a distanza di dieci anni da quelle gare commentate per Capodistria. Nella discesa libera così accompagna la discesa del fuoriclasse austriaco Hermann Maier “….tiene molto bene, riesce a stare centrale, addirittura sul palo a 100 all’ora, ha preso una sberla che avrebbe ucciso anche un toro!!! è riuscito ad atterrare con gli sci paralleli al terreno…..velocissimo, velocissimo, primo!!!!). Poi quasi invoca la sospensione della gara per non far correre rischi ai concorrenti dopo il ventiduesimo pettorale, causa scarsa visibilità. In effetti non ha torto, visto che cadono rovinosamente gli statunitensi Rahlves e Puckett nonchè il messicano Cortina. Ecco il filmato di quella gara.
“MI MANGIO UN BUE VIVO!!!”
Questa invece la descrizione di Lasse Kjus, vincitore del gigante “rotondo, se vince, sono i mondiali non di Maier ma di Kjus, fluidità d’azione, baricentro centrale, distribuzione perfetta fra i due sci, sempre in avanti, non gratta mai, posso brindare?.. campione del mondo !!!” (..proclamato prima che scendesse l’ultimo concorrente). Al sorriso di Fabio Guadagnini, compagno in telecronaca, Cotelli continua! “Se non vince mi mangio stavolta un bue vivo” ricordando esplicitamente la prova in cui aveva pensato di volersi mangiare un pollo (ne abbiamo parlato anche noi, qualche paragrafo avanti). Ebbene, Cotelli rischia di dover fare anche questo… sacrificio giacchè Buchel è dietro al norvegese leader, ma per soli cinque centesimi!!
Non meno divertente l’epilogo dello slalom, con speranze valtellinesi attraverso Giorgio Rocca. terzo dopo la prima manche: “…Troppo tranquillo, troppo tranquillo”, frasi che riecheggiano la telecronaca premondiale di Kitzbuhel. Sempre Kjus protagonista, ultimo a scendere nello slalom, dove Cotelli deve correggersi in un secondo “se vince fa saltare tutte le vecchie teorie della polivalenza….ce la faaa, (Kjus) il più grande atleta nella storia dello sci!!….è secondo, cinque medaglie nello stesso campionato del mondo!!” L’oro è di Kalle Palander, Giorgio Rocca finisce quarto a 0.21 dal finnico. Finisce così l’esperienza di Mario Cotelli ad Eurosport.
1999/00: STREAM
Parte nella stagione successiva una inedita esperienza a Stream, che in quella stagione acquisisce i diritti della Coppa del Mondo e si propone anche con una rubrica dal titolo “In caso di Neve…” che riecheggiava uno slogan pubblicitario per una famosa marca di abbigliamento sportivo. Al suo fianco, nelle telecronache, ancora Fabio Guadagnini che commenta con lui varie gare, più raramente è al microfono con Lino Depalo. Tra le varie gare protagonista è soprattutto Kristian Ghedina nelle due occasioni in cui sfiora il successo pieno, dopo essere stato provvisoriamente davanti.. Nella discesa di Garmisch con Ghedina in testa: “Oggi vince Kristian Ghedina, non lo batte nessuno…ne ce la fa nemmeno Maier” Invece vince proprio Herminator!! Nella seconda discesa di Kvitfjell, con Ghedina in testa, scende Rahlves con intermedi da leader. Cotelli ne ravvisa un rallentamento e afferma “si mette come il prosciutto nel panino”, intendendo che lo statunitense sarebbe potuto terminare tra Ghedina e Maier. Invece vince Rahlves per diciotto centesimi.
CHICCO COTELLI
Fa piacere ricordare anche la presenza come opinionista, di suo fratello Chicco Cotelli, nel gigante femminile di Are (2000), ad esempio, al fianco di Fabio Guadagnini. Chicco si esprime in modo brillante, i suoi giudizi sono meno severi di quelli di Mario. Da Chicco Cotelli, stavolta con Depalo a Kranjska Gora, laddove vince Christian Mayer “….fa piacere vederlo sciare in questo modo, sembra quasi di essere in souplesse…la semplicità paga sempre“. Chicco, ha sempre vissuto di luce propria, senza utilizzare la popolarità del fratello. Tecnico di grande spessore – maestro dello sport del C.O.N.I. – è stato a lungo responsabile della tecnica e della preparazione atletica delle squadre nazionali, pubblicando una serie di pubblicazioni tecniche – divulgative – scientifiche tra cui “Sci Moderno”, scritto proprio con il fratello Mario. Tra le sue passioni il pianoforte che suona in modo sopraffino.
IL TESTA A TESTA SKY NEL 2010
Passano gli anni ed egualmente ritroveremo Mario Cotelli a commentare su Sky le Olimpiadi 2010 con Gianmario Bonzi. Era una telecronaca nuova, un testa a testa (come proposto nelle gare femminili di Garmisch del gennaio 1996) in cui da un lato era inquadrato l’atleta in testa, dall’altro lo sciatore in diretta. Proprio Bonzi ha ricordato come al primo incontro nella redazione Sky a Rogoredo, Mario Cotelli salutò il giovane giornalista con una saporita frase “Tagliati quel …. ciuffo”. Pian piano, nasce una grande amicizia; Bonzi acquisisce subito maggior considerazione (agli occhi di Mario Cotelli) allorché predice una grande prova olimpica dell’azzurra Schnarf (che arriverà quarta). Nel corso di una vana attesa per la disputa della seconda manche del gigante femminile Cotelli snocciolò in diretta, per oltre un’ora, aneddoti della valanga azzurra dal Giappone al Cile. In quell’edizione anche un giudizio non del tutto positivo sulla sciata di Federica Brignone. Purtroppo Cotelli se ne è andato prima che la figlia di Ninna Quario vincesse la Coppa del Mondo 2020. E nella prima di Coppa del Mondo 2020/21, Gianmario Bonzi ha salutato una volta di più Mario “….che sta seguendo lo sci da lassù”. Egualmente Bonzi ha mandato un pensiero a Mario, recentemente, dalla sua pagina Facebook, in occasione dell’anniversario della vittoria di Berchtesgaden 1974, unendo nel ricordo anche Cavallo Pazzo Stricker. Sempre commoventi i ricordi e i saluti del nostro attuale telecronista del circo bianco femminile di Eurosport, che certamente interpreta e rappresenta il pensiero di tutti, operatori, colleghi, ex atleti ma anche semplici appassionati che hanno amato Mario e che non sanno capacitarsi come l’imprevedibilità della vita ce lo abbia strappato troppo presto.
ULTIMI ANNI
Alla vigilia delle Olimpiadi di Sochi 2014 partecipa alla trasmissione “Dedicato a…La valanga azzurra” di Auro Bulbarelli, una rievocazione nostalgica molto ben riuscita, con immagini del patrimonio Rai. In quello stesso anno è intervenuto nella “Olympic Room” di Sky in occasione delle gare olimpiche. Lo stesso Mario, un paio di anni dopo è nuovamente tornato in Rai per un’altra rievocazione della valanga azzurra, nella trasmissione Memory. Quella è stata una delle ultime apparizioni in tv. Quasi contemporaneamente il suo libro “L’epopea della Nazionale di sci 1969-1978. La Valanga Azzurra” per far rivivere le emozioni a chi le aveva vissute quarant’anni prima o farle conoscere a chi è vissuto dopo. I giornalisti di un tempo, tv, radio o carta stampata, li ha definiti in maniera scherzosa “Banda Bassotti” con una dedica significativa: senza il loro sostegno, non si sarebbe consolidata nel pubblico l’Epopea della Valanga azzurra che vive tutt’oggi, citiamo testualmente dal libro stesso, da definirsi l’ultima testimonianza concreta di Mario Cotelli.
In conclusione Mario ha cercato sempre di poter interpretare nel linguaggio comune, l’emozione di vivere in quell’ambiente; brillante, autentico, schietto. Il bianco o il nero. La sua lingua non risparmiava nemmeno i telecronisti: ad esempio quando raccontava come un commentatore italiano avesse visto scendere, uno dopo l’altro, i fratelli Vorlaufer (termine tedesco che invece indicava gli apripista). Una “presa in giro” riguardo ad una telecronaca di cui non abbiamo trovato traccia, probabilmente rivolta ad un cronista che dopotutto, secondo noi, non era malvagio. Mario però amava gli estremi.
— LUCIO CELLETTI
Supporto tecnico e grafico di Monica Celletti
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4 commenti
I commenti sono chiusi.
Grande lucio!
Grazie!!
Caro Lucio, vorrei segnalarti due refusi.
1 – Soventi: siamo sicuri che sia italiano corretto?
2 – Ha perso una sberla: naturalmente è preso e non perso. E’ un refuso infame, perché non lo becca neanche il correttore ortografico.
Per il resto… giù il cappello e tanti tanti complimenti! Bizio.
Grazie, innanzitutto. Sovente fa parte di un parlare arcaico, direi che può restare. Grazie per perso/preso, classico refuso da tastiera con dita che si inforcano