Slalom fra le memorie dello sci in tv – 1956-2001

Le prime voci… bianche

 

ISTRUZIONI PER L’USO

Partiremo da Cortina 1956 (ma come vedremo ci sarà necessario prendere la rincorsa da più lontano), per fermarci al 2001, ovvero venti stagioni fa, sconfinando talvolta più avanti e dandoci appuntamento, chissà, per una seconda edizione, per cavalcare il periodo dei due decenni più vicini ai giorni nostri).

VERBA MANENT

Questa nostra trattazione, ha l’intento di voler ripercorrere (a puntate) un periodo storico abbastanza ampio, attraverso aneddoti, racconti, suggestioni, digressioni, parentesi, sconfinamenti, puntualizzazioni, storie di narratori dello sci in TV (alpino e non solo). La storia dello sci raccontata attraverso le voci dei telecronisti oppure attraverso episodi che hanno avuto risalto mediatico rimarchevole. È uno slalom nella memoria, quindi si potrebbe incappare (per usare un termine alla Carlo Gobbo) in qualche “rugosità” nelle curve mnemoniche, in qualche dubbio di ricostruzione. Se da un lato ci sono i campioni con le loro imprese epiche, ci sono dall’altro gli aedi, i narratori, coloro che accompagnano gli ascoltatori nel corso della gara o di una stagione intera. Laddove la memoria di chi scrive non arriva, per motivi anagrafici o per lo svanire delle reminiscenze, c’è il soccorso del web che recentemente ha regalato perle sconosciute che ci consentono di poter trattare la materia oltre il cosiddetto “punto…del non ricordo”.

MONDIALI DI CORTINA 1941

Vittorio Veltroni
Vittorio Veltroni (radiocronista dei mondiali “declassati” Cortina 1941)

Per arrivare a Cortina 1956, come detto, dobbiamo prendere la rincorsa dai primi anni quaranta; il nostro viaggio non può che cominciare egualmente dalla località ampezzana, crocevia del tempo, teatro di gara del passato, del presente, del futuro. Nel 1941 Cortina era stata al centro dell’attenzione per i mondiali di sci (nelle varie discipline) con servizi radio per l’Eiar, di Vittorio Veltroni (non ancora ventitreenne ma già un veterano del radiocronismo sportivo, in Rai dal 1937 dopo aver vinto un concorso da radiocronista e uno da annunciatore), Natale Bertocco e Federico Rossi, sotto la direzione di Franco Cremascoli. Le emissioni andarono in onda alle 19,45, tutte le sere dal 31 gennaio al 9 febbraio 1941, per un quarto d’ora. In quell’occasione l’Eiar portò cinque complessi mobili di registrazione per trasmissioni dai campi di gara o dall’auditorio all’uopo predisposto.

Natale Bertocco
Natale Bertocco (radiocronista di Cortina 1941 e commentatore del film olimpico “Vertigine bianca” dedicato a Cortina 1956)

I servizi di radiocronaca raggiunsero otto nazioni (compreso il Giappone). La Federazione Italiana Cronometristi, responsabile per il rilevamento dei tempi, utilizzò per la prima volta apparecchiature al centesimo di secondo (anche se i tempi saranno ufficializzati al decimo fino al 1962, mondiali di Chamonix). Pur se i risultati dei mondiali furono disconosciuti dalla Fis nel 1946 per via delle nazioni assenti a causa delle circostanze politiche e belliche, la rassegna di Cortina restò un grande esempio di evoluzione tecnica in tanti settori, in vista delle Olimpiadi cortinesi, mai disputate del 1944.

CORTINA OLIMPICA:
DALLA DESIGNAZIONE ALLE PREPARAZIONE

La Giunta Esecutiva del Coni, in data 28 gennaio 1949 inoltra al Comitato Olimpico Internazionale, la candidatura della “Regina delle Dolomiti” alle Olimpiadi che si disputeranno nel 1956. In primavera il verdetto; il 27 aprile a Roma, netta affermazione di Cortina, 31 voti contro i 7 di Montreal, i 2 di Aspen, l’1 di Lake Placid. Contemporaneamente Melbourne è designata su Buenos Aires per i Giochi estivi dello stesso anno per un solo voto di scarto. Tra il 1949 ed il 1956 si può dire che non passino solo sette anni ma autentiche ere geologiche, visto che a nomina avvenuta è sempre la radio a dare notizie, mentre la tv sta muovendo passi iniziali protosperimentali: per lo sci resta storico quel pomeriggio del 14 febbraio 1950, quando una trasmissione di musica da ballo viene interrotta da un annuncio sensazionale “Attenzione, attenzione…”, la voce emozionata di uno speaker dà la notizia che ad Aspen, in Colorado, Zeno Colò ha vinto il mondiale di slalom gigante. Ma sapete chi era l’inviato Rai ai quei mondiali di sci alpino? Nientemeno che Mike Bongiorno, il celeberrimo presentatore della nostra tv, come ci ricordava lui stesso nel libro “La versione di Mike”. Lo ritroveremo sovente nelle nostre trattazioni.

Mario Ferretti
Mario Ferretti (radiocronista delle Olimpiadi di Oslo 1952)

Alle Olimpiadi di Oslo 1952 l’inviato radio è Mario Ferretti, epico narratore dello sport italiano, soprattutto cantore di straordinarie imprese coppiane. Sandro Ciotti lo ha definito il più grande radiocronista di tutti i tempi, evidenziandone il lessico rigoroso, sorvegliato ed elegante, accompagnato da un velo d’ironia (storico il suo “siamo cordialmente in ritardo” riferito ad una tappa ciclistica, riassumendo, nello spazio di poche sillabe, ogni vicissitudine di collegamento). Creatore della trasmissione radiofonica “Domenica Sport”, senza dubbio, sarebbe stato uno degli inviati radio a Cortina se non avesse deciso di dare una svolta differente alla sua vita, trasferendosi in America Latina, nel 1955.

Cortina è il primo grandissimo impegno per la Rai; un dispiego di mezzi che aveva solo due precedenti in questi giovani anni televisivi di tutta Europa: l’incoronazione della Regina Elisabetta e una telecronaca di galoppo da Longchamp (Arco di Trionfo 1955). In Italia c’era già stata soprattutto la rassegna continentale di nuoto del 1954 a Torino, ma Cortina è un evento che impegna dieci giorni e preoccupa anche dal punto di vista ambientale e meteorologico. I lavori materiali cominciarono nell’estate del 1955.

Cortina 1956: trasporto faticoso di una parabola
Cortina 1956: trasporto faticoso di una parabola

Forse non possiamo neanche immaginare le difficoltà per portare gli impianti televisivi tra i boschi delle Tofane, sul Col Drusciè o sulle pendici del Faloria; chilometri di cavi sistemati con largo anticipo per una complessa organizzazione televisiva, sul Faloria era predisposta una minuscola capanna dove vari tecnici, isolati nella neve operavano per l’irradiazione delle gare. Da un aereo ponte partivano le immagini per l’Italia e per le reti televisive; una serie di equipe mobili con immense parabole puntavano da qualsiasi posizione verso la già ricordata capannina (non facile da raggiungere, dopo un tratto in funivia, era necessario inerpicarsi per sentieri ghiacciati).

Cortina 1956: trasporto con slitta di materiale televisivo
Cortina 1956: trasporto con slitta di materiale televisivo

Mutuando un sistema già usato in Inghilterra; le immagini utilizzano due vie: la prima dal Faloria, attraverso un sistema di ponti radio, l’altro dal Faloria a Padova sempre per ponte radio e quindi da Padova a Milano, via cavo coassiale.

Cortina 1956: installazione televisiva
Cortina 1956: installazione televisiva

Per quei giochi furono usate 11 telecamere, tutte utilizzate nella telecronaca della cerimonia d’apertura: 3 all’esterno del Palazzo del Ghiaccio, 4 all’interno, 3 sul Pocol, 1 sul Faloria.

Tra fine 1955 ed inizio 1956, una serie di test televisivi per la Rai: il 28 dicembre 1955 alle 22,45 ed il 3 gennaio 1956 alle 22,50, fasi finali di incontri di hockey su ghiaccio, nella mattinata di sabato 7 gennaio alle 11,30 una gara di pattinaggio veloce a Misurina, domenica 8 gennaio, una prova preolimpica di salto con gli sci dal trampolino di Zuel, trasmessa dalle 14,30. Va detto che uno sciopero di 400 tecnici della tv (per rivendicazioni salariali), avviatosi nella settimana prenatalizia del 1955, aveva quasi minacciato lo svolgimento delle normali trasmissioni olimpiche.

Ad una settimana dai Giochi (giovedì 19 gennaio 1956 alle ore 22), va in onda, la trasmissione “Cortina ora zero”, documentario di mezz’ora che presenta la manifestazione dal punto di vista agonistico e organizzativo.

CORTINA 1956: IL PROGRAMMA TV

Ai Giochi di Cortina tutti i giorni telecronache dirette: la lista desunta dal Radiocorriere Tv, è la seguente:

Giovedì 26 gennaio
11.30   Cerimonia d’apertura

Cortina 1956: cameraman

22.45   Fasi conclusive di un incontro di hockey su ghiaccio (verosimilmente Canada-Germania)

Venerdì 27 gennaio
10.30   30 km di fondo maschile
22.55   Fasi conclusive di un incontro di hockey su ghiaccio (verosimilmente Urss-Svezia)

Sabato 28 gennaio
10.00   10 km di fondo femminile
11.45   500 m. di pattinaggio veloce
22.45   Fasi conclusive di un incontro di hockey su ghiaccio (verosimilmente Italia-Canada)

Domenica 29 gennaio
13.30   5000 m. di pattinaggio veloce
15.30   Salto valido per la combinata nordica
a seguire fasi conclusive di un incontro di hockey su ghiaccio
22.45   Fasi conclusive di un incontro di hockey su ghiaccio (verosimilmente Germania-Austria)

Lunedì 30 gennaio
12.30   Slalom femminile
22.30   Fasi conclusive di un incontro di hockey su ghiaccio (fase finale – verosimilmente Canada-Cecoslovacchia)

Martedì 31 gennaio
09.45   15 km di fondo valida per la combinata nordica
10,30   Prima manche dello slalom maschile
13.00   Seconda manche dello slalom maschile
16.00   Fasi conclusive di un incontro di hockey su ghiaccio (fase finale – verosimilmente Canada-Germania)

Mercoledì 1° febbraio
09.15   Staffetta femminile 3×5
11.15    Discesa libera femminile
15.30   Esercizi liberi di pattinaggio maschile

Giovedì 2 febbraio
11.00   50 km di fondo maschile
16.00   Esercizi liberi di pattinaggio femminile
23.00   Fasi conclusive di un incontro di hockey su ghiaccio (fase finale – verosimilmente Canada-Svezia)

Cortina 1956: tempo di Sailer
Cortina 1956: tempo di Sailer nella discesa libera

Venerdì 3 febbraio
10.45   Discesa libera maschile
15.30   Esercizi libri di pattinaggio artistico a coppie

in serata, al termine di una commedia celeberrima di Eduardo De Filippo “ Questi fantasmi”, fasi conclusive di un incontro di hockey su ghiaccio (fase finale – verosimilmente Urss-Usa)

Sabato 4 febbraio
16.20   Fasi conclusive di un incontro di hockey su ghiaccio (fase finale – verosimilmente Svezia-Germania).

Cortina 1956: tabellone del salto
Cortina 1956: tabellone del salto

Domenica 5 febbraio
12.00   Prova di salto
17.00   Cerimonia di chiusura

Lunedì 6 febbraio
20.45   Panoramica di fine Olimpiade

Si noti come manchino telecronache di bob, così fausto per i nostri colori; per gli amanti della “guidoslitta” non restava altro che recarsi sul posto spendendo 3.000 Lire per le quattro giornate di gara oppure 1.000 Lire per un biglietto giornaliero di prima classe o 500 per un biglietto di classe inferiore. Non venne contemplata la telecronaca della staffetta maschile del fondo e (per motivi insormontabili di collegamento) non furono previste le gare di slalom gigante maschile e femminile. Per l’hockey, fil rouge della rassegna olimpica, va detto che le guide televisive italiane dell’epoca non riportano la decisiva partita Urss-Canada, svoltasi nella serata di sabato 4 febbraio, programmata invece sulla tv austriaca.

Tutti i giorni alle 20,45, per quindici minuti, una rassegna delle gare e altri servizi, generalmente con replica a fine programmazione. Fra le rubriche, con cartelli fatti a mano, “teleobbiettivo”, “taccuino segreto”, “fuori gara”, “TEMPO previsioni”.

CORTINA 1956: L’ORGANICO TV

Carlo Bacarelli

Dal punto di vista giornalistico, nel periodo fra l’annuncio delle Olimpiadi (1949) e il suo svolgimento in Italia si era creata una valida pattuglia di giornalisti televisivi sportivi. Carlo Bacarelli (classe 1924, da Campi Bisenzio), fu il pioniere numero uno della Televisione sportiva (e non solo), avendo seguito passo dopo passo il lento avvicinarsi dalla fase sperimentale alla fase regolare della Tv (3 gennaio 1954), creando una redazione sportiva a Milano, commentando vari eventi, fra cui alcuni incontri protosperimentali di boxe e di lotta (presso lo storico Auditorio C di Torino ai piedi della Mole Antonelliana), il primo incontro di calcio della storia (Juventus-Milan del 5 febbraio 1950), l’arrivo della tappa conclusiva del Giro d’Italia 1953, la prima telecronaca della nazionale Italia-Cecoslovacchia del 13 dicembre 1953 a Genova (preceduta da un allenamento, trasmesso in diretta il 21/10/1953), le partite della nazionale di calcio ai mondiali del 1954 in Svizzera (con Vittorio Veltroni), i campionati europei di nuoto 1954 (con Fausto Rosati), vari incontri di pugilato fra cui l’europeo dei leggeri Loi-Ferrer del 26 novembre 1955 (prima telecronaca sportiva conservata in Rai con audio e video). Va aggiunto che fu anche il fautore ed il coordinatore della Domenica sportiva, prima trasmissione giornalistica della Rai, cominciata l’11 ottobre 1953. Alle Olimpiadi di Cortina è il capo-spedizione.

Tra i telecronisti, all’epoca dei primi programmi dell’Ente, c’era un telecronista verosimilmente destinato a poter commentare in modo stabile lo sci alpino, se il destino non avesse disposto diversamente. Costui era Claudio Ansaldo (da Lerici, ex ufficiale di Marina e sommergibilista durante la Guerra, classe 1920, trasferitosi prima in Valle d’Aosta, poi a Corsico in provincia di Milano), giornalista poliedrico negli esordi televisivi (in particolare automobilismo ed atletica). Ansaldo perì tragicamente nell’esercizio delle sue funzioni, in un incidente automobilistico a poca distanza dal casello autostradale di Santhià, il 17 ottobre del 1954, mentre andava a seguire l’incontro di Campionato Torino-Spal per la Domenica Sportiva.

Fra i nomi che vennero fatti per poter commentare le Olimpiadi di Cortina anche Mike Bongiorno, (come si è visto, non digiuno di sci alpino) ma il noto presentatore è impegnato con “Lascia o raddoppia” e non può abbandonare il fortunato programma.

Fausto Rosati
Fausto Rosati

La cerimonia d’apertura di Cortina avrebbe dovuto essere curata inizialmente solo da Bacarelli e da Fausto Rosati, ma il collega Tito Stagno più volte ha narrato che Bacarelli non volesse effettuare la telecronaca della cerimonia per via del numero diciassette della cabina.

Tito Stagno
Tito Stagno

Bacarelli  effettuò quindi la telecronaca, curando i collegamenti dall’esterno, mentre Rosati e Stagno erano in cabina. In quella cerimonia cadde il tedoforo, il pattinatore Guido Caroli, che portava la fiaccola, incespicando senza spegnere il fuoco. Le telecamere non riuscirono a “beccare” il momento della caduta. Esiste un documento di un tedoforo che finisce per le terre, attraverso un filmato amatoriale mostrato dal canale YouTube Tf Archive.

Non si hanno notizie certe e comprovate sul telecronista dello sci alpino a Cortina 1956. Con riferimento ad un’intervista della compianta Enrica Speroni per la Gazzetta ed anche in base a quanto riportato da Pino Frisoli dapprima in “La Tv per sport”, poi in “Sport in Tv”. crediamo possa aver commentato le gare proprio Carlo Bacarelli, il quale, riferì alla Speroni come le notizie primarie sui risultati dei concorrenti in pista arrivassero grazie ai buoni rapporti con i cronometristi. Probabile si riferisse principalmente allo sci alpino. Quanto a Paolo Rosi, il glorioso telecronista romano, potremmo ipotizzare una sua presenza a commentare le gare dell’alpino a Cortina 1956; un presupposto, semplicemente favorito dalla “continuità professionale”, giacché al microfono dei mondiali di sci alpino a Badgastein nel 1958 fu proprio Paolo Rosi. Inoltre capitava spesso, allora, che a condurre la telecronaca fossero in due. Va detto che l’apprezzato libro di Federico Meda “Una finta a destra, una a sinistra: Paolo Rosi, il primo italiano a segnare a Twickenham” cita quali sport seguiti da Rosi in quell’Olimpiade, l’hockey su ghiaccio e lo sci di fondo. Più facile inquadrare con sicurezza il telecronista austriaco, il cantore delle gesta di Toni Sailer: sicuramente Edi Finger (senior), padre dei cronisti austriaci, la cui fama è giunta fino a noi soprattutto per il suo “Tooor, Tooor, Tooor, Tooor, Tooor, Tooor! Ich werd narrisch!”, in occasione del goal di Krankl che apriva la porta al successo dell’Austria sulla Germania Ovest ai mondiali d’Argentina 1978. Ovviamente tutti possono intervenire con integrazioni, ulteriori ricordi e perché no, correzioni! Va inoltre aggiunto, sempre grazie ai citati pregiati libri di Frisoli, che la Rai non potrà trasmettere immagini olimpiche oltre il 10 febbraio 1956, secondo una clausola del Comitato Olimpico. Le principali immagini che riconducono a Cortina 1956 diventano quelle del film ufficiale dell’Istituto Luce, realizzato da Giorgio Ferroni, con il commento di Natale Bertocco (già citato quando parlammo dei radiocronisti dei mondiali 1941). Il titolo del film è “Vertigine Bianca”, nome ripreso dal documentario Luce sui mondiali 1941 (egualmente, realizzato da Giorgio Ferroni).

CORTINA 1956: L’ORGANICO RADIO

Carlo Bonciani
Carlo Bonciani

In radio generalmente speciali, alle 13.45, alle 18.15, alle 20,00, alle 22,15: tra gli inviati radiofonici nientemeno che Nando Martellini, Enrico Ameri, Roberto Bortoluzzi e Nino Greco, oltre a Carlo Bonciani che curò la radiocronaca diretta delle due cerimonie.

Crediamo sia giusto rendere omaggio al già citato trio degli indimenticabili Martellini, Bortoluzzi, Ameri che il viver comune ci ha tramandato rispettivamente come;
il telecronista principe del calcio,
la voce guida stentorea di Tutto il calcio minuto per minuto,
il re dei radiocronisti di calcio.

Nando Martellini

Non deve stupire un Nando Martellini negli sport invernali; precedentemente fu impegnato ad Are per i servizi serali sui mondiali 1954 e sui campionati italiani del 1955 proprio a Cortina. Una prima parte di carriera all’insegna della poliedricità, come il servizio pubblico richiedeva. Egli sapeva trasmettere un clima di serenità e di familiarità come pochi. Sta nascendo il Martellini che nel 1958 commenterà il suo primo incontro di calcio in Tv (Inghilterra-Urss) e che con gradualità passerà dalla radio alla televisione diventando uno dei massimi narratori del secolo scorso, arrivando a commentare perfino il baseball nel 1971. Nel 1956, invece, Martellini sarà egualmente l’inviato radiofonico anche alle Olimpiadi di Melbourne. Narrasi che l’organizzazione australiana era assai carente nel fornire i risultati di gara al punto che il nostro giornalista doveva telefonare a Roma per farsi dare alcuni esiti delle prove olimpiche;

Roberto Bortoluzzi

egualmente non deve meravigliare un Roberto Bortoluzzi (tra l’altro figlio dell’ingegnere che aveva progettato il palazzo Rai di Milano), corrispondente radiofonico da Chamonix per il Kandahar 1957; egli seguì negli anni Cinquanta, soprattutto, un gran numero di competizioni motociclistiche, poi dal 1960 diventa “Mr. Tutto il Calcio minuto per minuto”, guidando lo studio centrale da Milano con garbo, misura e serietà. In omaggio alle sua peculiarità linguistica, ricordiamo l’undecimo posto dell’ampezzano Guido Ghedina in slalom gigante. Così infatti si esprimeva Bortoluzzi nella popolare trasmissione calcistica, giustappunto non dicendo undicesimo bensì undecimo.

Enrico Ameri

Infine Enrico Ameri, impegnato, sempre per la radio ai campionati italiani di sci alpino di Colle Isarco 1958 (e lo ritroveremo nel 1960 alle Olimpiadi di Squaw Valley, inviato unico). Si può immaginare che anche i cimenti sciistici di Ameri siano stati assolti con la perentorietà e il senso vocale del ritmo che gli abbiamo riconosciuto nel calcio. Eppure ad inizio carriera (Mille Miglia 1951 da Ponte Milvio in Roma) fu talmente impacciato da dover essere trasferito, senza appello, dallo sport agli esteri. Senza dimenticare (come riportato da Roberto Pelucchi, nel prezioso libro “Le voci della domenica”) un’avventura in India nel 1954, quando fu arrestato per essere stato scambiato per una spia, nel maggio del 1955, per via di impegni concomitanti dei big nelle varie competizioni di ciclismo ed automobilismo di primavera, Ameri ritornò alla grande con il calcio in diretta, cominciando una carriera che lo porterà a descrivere per la radio il titolo mondiale dell’Italia del calcio nel 1982 (passando per il trionfo del Settebello alle Olimpiadi di Roma 1960).

MONDIALI DI BADGASTEIN 1958: L’ORO MANCATO DI JERTA SCHIR

Rolly Marchi
Rolly Marchi al Giro d’Italia con Gastone Nencini, speaker di Cortina 1956 e telecronista a Badgastein 1958

Due anni dopo Cortina, ai mondiali di Badgastein, al microfono vi sono Paolo Rosi (come abbondantemente anticipato) insieme a Rolly Marchi, speaker di Cortina 1956 (del quale ci occuperemo diffusamente fra due puntate). La tv austriaca offre uno spettacolo non inferiore a quello che poi vedremo negli anni Sessanta; dopo il traguardo dei concorrenti, preso di lato e non di fronte, la regia stacca sul cronometro per far vedere il risultato dei concorrenti, attraverso un enorme orologio a lancette. C’è anche il ricorso al tabellone con diciotto caselle e dati rimovibili per gli aggiornamenti, ciascuna indicante, sopra il numero di gara e la nazionalità del partecipante, sotto il tempo al decimo. Nello slalom speciale, la parte alta riporta il risultato della prima manche, in quella centrale il risultato della seconda prova, in basso i totali.

Per l’Italia un’edizione che sarà ricordata soprattutto per la libera femminile: Carla Marchelli bronzo, con una caviglia ferita qualche settimana prima a Cortina, dopo aver trionfato a Grindelwald, Pia Riva quarta ed una ragazzina folgaretana, Jerta Schir, figlia di un maestro di sci, che stava per realizzare un’impresa colossale. Partita per penultima, la Schir ha un vantaggio clamoroso su tutte all’intermedio; quando manca soltanto una porta tra lei ed il titolo, nello schuss finale, una caduta pone fine ai suoi insperati sogni di gloria. Come scrisse allora lo Sport illustrato “Mancava un nulla allo strepitoso trionfo”.

LA SAETTA NERA (OVVERO, DIVAGANDO CON TONI SAILER)

Cortina 1956  ha consacrato Toni Sailer con tre medaglie d’oro olimpiche, il sigillo arriva a Badgastein 1958 con altrettanti ori mondiali: per lui arriva il momento di sfruttare l’enorme popolarità girando un film ambientato nel mondo dello sci, “Die Schwarze Blitz” (giustappunto Il Lampo Nero). Una storia romantica, con accusa al protagonista di aver trafugato una speciale sciolina. Tutto poi si aggiusta e l’eroe della storia finisce per trionfare. Il film viene girato a Zurs nel marzo 1958 per la regia di Hans Grimm: al di là del contenuto va segnalata l’estrema spettacolarità delle immagini a colori, sia per il fascino paesaggistico, sia per la riproduzione fedele delle competizioni di allora. In sostanza Toni Sailer (figlio di un operaio) stava semplicemente pensando al suo futuro, in una sorta di mutuo venirsi incontro con il produttore cinematografico Rudolf Jungert. Un personaggio come Sailer, al cinema, garantiva platee piene in Germania e Austria, mentre contemporaneamente il fuoriclasse si assicurava il dopo-sci da un punto di vista economico, per poter avere una base solida con la quale gestire un albergo a Kitzbuehel. Il tutto, ovviamente, non senza polemiche e accuse di professionismo che Sailer evitò tagliando la testa al toro: il ritiro dall’agonismo dopo aver dominato anche i mondiali di Badgastein. Per lui era cominciata una carriera con vari cimenti cinematografici e televisivi, soprattutto negli anni Sessanta, ad esempio nel 1959, “Zwölf Mädchen und ein Mann” (Dodici ragazze ed un uomo) in cui Toni Sailer, oltre ad interpretare un ispettore distrettuale della gendarmeria, canta i brani “Ich bin der glücklichste Mensch auf der Welt” e “Oh, Sulaika”.

LA CONTROFIGURA QUINDICENNE

Collegata al primo film di Toni Sailer, una fanciulla “terribile” di Zurs. Come controfigura dell’attrice Maria Perschy nel sopraindicato film “Il Lampo nero” viene scelta una ragazzina locale di quindici anni che tiene testa a Toni Sailer con assoluta abilità. Una volta proiettato il film le evoluzioni della controfigura destano la curiosità dello staff austriaco: chi è questa giovine? Rintracciata, individuato il suo mentore proprio in Sailer, viene seguita con interesse nei quadri della nazionale austriaca. Ebbene, questa ragazzina è Marianne Jahn, che nel 1962 si aggiudicherà due medaglie d’oro ed una d’argento ai mondiali di Chamonix, dopo aver sfiorato la grandissima affermazione alle Olimpiadi del 1960 (una caduta poco prima del traguardo finale, dopo essere stata seconda nella prima manche).

IL ROSI D’INVERNO

Paolo Rosi

Tornando finalmente a Paolo Rosi, non stupisca il fatto di vedere il telecronista romano (cresciuto in zona Castro Pretorio)  al di fuori della sua terna di sport per cui è stato soprattutto conosciuto ed amato: rugby-pugilato-atletica. Rosi aveva cominciato in Tv con il ciclismo quando ancora era uno sportivo praticante, rugbista di chiara fama. Quando commentò dal Capo Berta la Milano-Sanremo 1954, doveva ancora assolvere due impegni con la nazionale di pallaovale per la Coppa Europa (Italia-Spagna e Italia-Francia). La vittoria nel concorso Rai del 1953-54 gli aveva aperto le porte della redazione romana di Via Oslavia.  Nel primo decennio della Tv, Paolo Rosi si occupa di sport in modo variegato: oltre ai tre suoi sport canonici, sovente seguiva gli sport invernali (ad esempio la gara di Garmisch di salto con gli sci del 1 gennaio 1959), era abitualmente presente al Giro d’Italia, talvolta al Tour de France, veniva inviato anche come telecronista del Palio di Siena (ad esempio nel 1958) oppure ai concorsi di equitazione (ricordando quello di Amsterdam 1961). Lo ritroviamo ancora nel nuoto del 1959 ai campionati di Società o nella riunione preolimpica di nuoto a Roma. È tornato, allo sci alpino, ai mondiali della Val Gardena 1970, come inviato. Per le altre discipline bianche è stato inviato alle Olimpiadi invernali del 1964 (nel ricordo di una bevanda calda che gli provocò, come disse lui stesso, una terribile necessità, tale da dover abbandonare la cabina del Bergisel, durante una prova di salto), del 1968 (bob e pattinaggio veloce) ed ancora nel 1980 (chiamato a commentare la cerimonia d’apertura e l’Hockey su ghiaccio, compresa la storica diretta notturna Urss-Usa, la partita più significativa del girone finale a tre giorni dalla fine), con l’umiltà di chiedere aiuto (come allora si faceva) al collega ticinese Sergio Ostinelli, per una rinfrescata generale sul disco su ghiaccio. Come al solito Rosi (da autentico “professore” di lettere)  non mancò di stupirci per la sua dialettica, ad esempio il termine slapshot fu da lui trasformato in “sleppa”.

LO SPIRITO DEL RADIOCRONISTA, LO SPIRITO DEL TELECRONISTA

Così Paolo Rosi raccontava lo spirito della sua professione, distinguendo nettamente la funzione di un radiocronista da quella di un telecronista. Il testo, della metà degli anni Sessanta è tratto dalle monografie dell’ “Enciclopedia dello sport”

“La radio richiede innanzitutto chiarezza e sintesi. L’ascoltatore non può tornare a rileggere quello che non ha capito. Quindi il radiocronista dovrà curarsi in primo luogo di rendere comprensibile, in ogni momento, il suo discorso. Il radiocronista è autore, regista, interprete della sua radiocronaca. Dovrà curare il ritmo, che non è velocità, ma uniformità di dizione, per mantenere desto l’interesse di chi ascolta, in una parola dovrà cercare di imporre la sua personalità all’ascoltatore per tenerlo avvinto ed evitare di farlo distrarre. La televisione propone al telecronista problemi diversi rispetto alla radio. Lo spettacolo del video è talmente preponderante nella trasmissione che diviene inutile ogni descrizione, che tra l’altro, arriverebbe quando il telespettatore ha già visto da solo l’argomento trattato. Il compito del telecronista è quello di accompagnare il video, di rendere gradevole la trasmissione, di semplificare ogni cosa al telespettatore. Quindi niente descrizione di quello che si vede, ma un commento sobrio, calmo, freddo. Fornire, immediatamente, ogni notizia che riesca a colorire quello che il video presenta. Il telespettatore deve giungere da solo a conclusioni sul fatto: il telecronista deve solo porgergli gli elementi. Mentre nella radio il radiocronista deve cercare di imporre la propria personalità, in televisione il giornalista deve cercare di farla scomparire il più possibile. Le difficoltà e le insidie di un commento in cronaca diretta, in genere sono strettamente connaturate alla complessità dello sport che si tratta. L’intricata regolamentazione di un giuoco o di una disciplina, le difficoltà di interpretarne alcune regole aumentano la componente di rischio. Le normali condizioni di lavoro, inoltre, possono subire alterazioni per l’intervento di circostanze occasionali, come l’interruzione video sul monitor, una pioggia che rende pressoché irriconoscibili i concorrenti….”

GIULIANA

Proprio alla vigilia della nostra pubblicazione è giunta la notizia della partenza di Giuliana Chenal Minuzzo, protagonista degli anni che abbiamo trattato in questa occasione, bronzo ad Oslo 1952 ed a Squaw Valley 1960,  prima donna a leggere il giuramento olimpico, proprio a Cortina 1956. Crediamo non ci sia miglior saluto di quello di Carlo Gobbo “Dalla sua stanza illuminata dal sole i suoi occhi hanno accarezzato per l’ultima volta i tiepidi colori dell ‘autunno, l’azzurro del cielo, il candore delle prime nevi sulle cime di quei monti che l’hanno protetta in tutti questi anni”. Proprio a Giuliana Chenal Minuzzo vogliamo dedicare questa nostra opera.

LUCIO CELLETTI

Prima di concludere questa prima nostra trattazione entriamo nel clima di quegli anni con due filmati del 1958 relativi a Carla Marchelli, la nostra brillantissima discesista azzurra.

FONTI ESSENZIALI (oltre… alla memoria)

  • Enciclopedia dello sport;
  • Pino Frisoli “La Tv per sport” e “Sport in Tv” (quest’ultimo scritto con Massimo De Luca);
  • Federico Meda “Una finta a destra, una a sinistra: Paolo Rosi, il primo italiano a segnare a Twickenham “;
  • Roberto Pelucchi  “Le voci della Domenica”.

RINGRAZIAMENTI

Si ringraziano: Alessandro Brugnolo, Pino Frisoli, Giovanni Melfa, March Moccia, Fabio Stellato, Stefano Vegliani.
Per il supporto tecnico e grafico: Monica Celletti

GRAZIE DELL’ATTENZIONE

Tutti gli articoli sono stati sottoposti ad accurata verifica. Qualora tuttavia i lettori rinvenissero, data la vastità della materia, imperfezioni, refusi o scherzi della memoria, sono pregati di volerli segnalare. È comunque gradito qualsiasi intervento di commento, critica, suggerimento. telesciando@gmail.com

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